Recensione: Il diritto di uccidere

film che fa riflettere molto sulla guerra in generale e su questa guerra moderna tipo videogame dei giorni nostri. Un film dove non esiste una verita, dove non c'è uno che ha ragione dove, forse per la prima volta, mi sono chiesto io che avrei fatto? forse la risposta non la conosciamo.
Cinematograficamente è un film ben fatto, ben recitato e ben scritto. A volte personaggi troppo affettati e stereototipati.

Buon film sulla guerra moderna e sui problemi di coscienza che essa propone a coloro i quali sono chiamati a decidere. Come già esposto da ale84, la pellicola propone l'amletico contrasto tra l'approccio alla guerra americano (e di qualsiasi altra vera potenza mondiale) e quello europeo: decisionista il primo, "molliccio" e pieno di assurdi 'se' e 'ma' il secondo (ed ecco perché l'Europa non conta più nulla nello scacchiere mondiale). Entrambe le opzioni 'morali' sono sul tavolo, e lo spettatore viene lasciato libero di farsi una propria idea. Ben recitato, ben girato, tiene col fiato sospeso fino all'ultima scena. Da vedere.

Il film pone un bel quesito morale e lo fa senza eccessivi schematismi o dogmatismi (anche se sottolinea un po' troppo la differenza fra la sensibilità europea e il decisionismo tipico degli Statunitensi e dei militari), è impreziosito da validi attori, ma fatica a colpire al cuore lo spettatore. Colpa di una regia pregevole ma eccessivamente piatta e prevedibile, priva di guizzi e di forza. Prodotto comunque più che decoroso.