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Ioan e Michele sono amici, l'uno rumeno e l'altro italiano. Due mondi che casualmente s'incontrano: l'esperienza di chi, figlio della rivoluzione post comunista, è fuggito dal proprio paese alla ricerca di un futuro migliore e l'esperienza di chi, precario, vive la crisi del lavoro occidentale. |
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"A tutti coloro che me lo avrebbero voluto impedire."
Il degrado mentale è una città lugubre e fredda. Precarietà, disoccupazione, immigrazione, emarginazione; l’esperienza filmica può creare una determinata idea su di un determinato fenomeno: "Cover Boy" tratta di un percorso intrapreso 'sulla strada' dell’ideologia comunista e del mito di un capitalismo esasperato (il potere è anarchia, diceva Pasolini), che affronta i più attuali temi sociali raccontando le difficoltà con cui la generazione dei ragazzi di oggi si trova a dover convivere e scontrarsi.
Opera seconda del regista Carmine Amoroso ('Come mi vuoi'), tutti i personaggi del film subiscono la solitudine e combattono, non per dei valori di solidarietà (non solo), ma per il vivere il quotidiano, per resistere al presente. Lottano nella vita facendosi largo attraverso i corpi pesanti delle persone che li circondano e li coprono: e come quei corpi, anche la macchina da presa può sbattere contro 'ostacoli' inaspettati (la meccanica della visione), esaltando l’occhio 'popolare' degli eventi e 'semplificando' l'immagine (conformismo) alla ricerca di uno stile visibile. Questa è la storia e la memoria dei personaggi di "Cover Boy", ed è attraverso la ripetizione di tali gesti banali, assurdi, che si riesce a intuire la loro esistenza. Segni quanto simbolici ed eterni: camminare, correre, scavare, sprofondare, ascoltare, nutrirsi, faticare e divincolarsi: il regista dedica allora il suo film "a tutti coloro che me lo avrebbero voluto impedire: il Ministero dei beni culturali che mi ha tagliato i fondi e la Rai che non ne ha voluto sapere". |
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