|
|
«Molti diranno che non si può che essere pessimisti. Il problema è, ancora una volta, di non farsi annientare intanto nel proprio piccolissimo campo da questo scenario apocalittico. Anzi, bisogna tanto più credere in quello che si fa, perché di fronte a questa apocalisse è difficile trovare un senso altrimenti.» Così, nell’intervista pubblicata in questo volume, Marco Bellocchio, un regista che ha favorito svariate letture della sua opera, in chiave politica, sociologica, psicoanalitica, tutte accomunate dal rigore estremo del suo percorso artistico. Il suo attraversamento dei generi cinematografici, senza cristallizzarsi su di alcuno in particolare, ma al contrario traendo da ciascuno le risorse per cimentarsi in altre direzioni, riflette l’interesse del regista all’esplorazione dall’interno della realtà italiana. In questo risiedono la forza e la peculiarità del cinema di Marco Bellocchio, la sua sottigliezza nel cogliere i punti caratterizzanti la nostra società, le sue debolezze, l’influenza della Chiesa nel costume e nella vita quotidiana degli italiani, l’autoritarismo e le gerarchie nelle istituzioni, l’oppressione familiare. |
|
|
|