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Recensione: Viaggio a Tokyo

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Viaggio a Tokyo
titolo originale Tokyo monogatari
nazione Giappone
anno 1953
regia Yasujiro Ozu
genere Drammatico
durata 135 min.
distribuzione n.d.
cast C. Ryu (Shukishi Hirayama) • C. Higashiyama (Tomi Hirayama) • S. Hara (Noriko) • S. Yamamura (Koichi Hirayama) • K. Miake (Fumiko Hirayama) • K. Kagawa (Kyoko Hirayama) • H. Sugimura (Shige)
sceneggiatura Y. OzuK. Noda
musiche K. Saito
fotografia Y. Atsuta
montaggio Y. Hamamura
media voti redazione
Viaggio a Tokyo Trama del film
Due coniugi, intorno ai settant’anni d’età, decidono di passare qualche giorno dai figli che abitano a Tokyo e non vedono da molto tempo. L’accoglienza è tiepida: i figli, cresciuti, hanno i loro impegni, un ritmo di vita che non riuscirà ad integrarsi con la presenza dei genitori. La vacanza sarà breve, allietata in parte dalla benevolenza della nuora Noriko, vedova da otto anni. Il viaggio consente loro di fare il punto della propria vita per affrontare serenamente l’uno la vecchiaia, l’altra la morte.
Recensione “Viaggio a Tokyo”
a cura di Glauco Almonte  (voto: 10)
Con Viaggio a Tokyo Ozu raggiunge il vertice della sua evoluzione cinematografica: lasciata (momentaneamente) da parte la poesia delle sue opere del primo dopoguerra, si concentra sul messaggio senza intervenire in prima persona, lasciando lo spettatore da solo ad assistere all’essenza della solitudine.
Il tema dei rapporti familiari è ormai centrale nella cinematografia di Ozu: il binomio genitore-figlia viene esteso al nucleo familiare, lo scompenso è, come sempre, provocato dalla maturazione tanto dei figli quanto della società.
Con l’occidentalizzazione imperante, anche i vecchi valori della cultura giapponese lasciano il campo a nuovi stili di vita; i genitori, prima rispettati ed onorati quali fondamenti della famiglia, passano in secondo piano: la bilancia inizia a pendere dalla parte dei figli.
Il processo interno è più drastico di quello sociale: una volta indipendenti i ragazzi si chiudono, i genitori diventano per loro una seccatura da scaricare l’uno sull’altro.
In Shukishi e Tomi c’è comprensione per questo processo, amarezza non tanto per il comportamento dei figli, quanto per essere ormai così vecchi da subire quest’emarginazione. Non condividono ma accettano, comprendendone l’ineluttabilità ed accontentandosi di ciò che ricevono.
Solitamente motore di scoperte e cambiamenti, il viaggio rappresenta questa volta un bisogno inconscio di Tomi: tirare le somme della propria vita, controllare che tutto vada bene prima di morire. Il suo funerale non fa che confermare il disinteresse dei figli più grandi, al quale si contrappongono gli ardori giovanili della figlia minore e la bontà della nuora; emblematico, in questa direzione, il passaggio, da Noriko che fa vento ai suoceri, ai due figli che si fan vento da soli: è in germe la solitudine a cui il loro egoismo rischia di portarli, senza una Noriko a confortarli quando sarà il momento.
Setsuko Hara, nel migliore ruolo che le sia mai capitato, tira fuori un’interpretazione splendida, interamente giocata sui cambi d’espressione: non ha ancora il sorriso forzato di Tarda Primavera, ma è già in grado di comunicare con lo sguardo l’intera gamma dei sentimenti. Sul suo viso s’alternano gioia e sofferenza, così come nel film, con una pacata dolcezza mista a rassegnazione. La società e le persone cambiano, nel bene, nel male. Sia.
Commenti del pubblico







Ultimi commenti e voti
Utente di Base (0 Commenti, 0% gradimento) Marcolino93 13 Aprile 2016 ore 10:53
voto al film:   9,5

Medaglia d'Oro (264 Commenti, 70% gradimento) mimma Medaglia d'Oro 10 Marzo 2016 ore 17:33
1
voto al film:   8

Due anziani coniugi non vedono i propri figli da tempo e decidono di fare loro visita a Tokio. Ma non ricevono l’accoglienza desiderata e, malgrado i modi e le cerimonie previste dai rituali risultino formalmente ineccepibili, si delinea un’atmosfera di disagio che poco a poco comincerà a gravare pesantemente sulla presenza dei genitori per i quali non c’è abbastanza tempo da dedicare, né cure. L’affetto e una maggiore attenzione verranno paradossalmente solo da una persona estranea alla famiglia, la moglie del figlio morto. Dietro sembianze delicate il film si rivela come una glaciale amarissima riflessione sulla famiglia, dall’aspettativa dei genitori all’indifferenza dei figli. Il tutto, scandito da un ritmo molto molto lento e dalle tante bevute di sakè.
Medaglia d'Argento (171 Commenti, 75% gradimento) Bardamu1991 Medaglia d'Argento 8 Ottobre 2015 ore 22:33
voto al film:   7,5

Molto delicato, di una delicatezza tipicamente giapponese.
Inquadrature fisse, dove in modo ossequioso si muovono i personaggi di una famiglia tanto mutata rispetto alle origini. Ozu gira nel '53 un tema invero attualissimo.
Divertente la parte in cui il padre e l'amico tornano ubriachi a casa della figlia (malgrado il film si stagli su un tappeto generale di quiete e lentezza). Grande parte quella di Noriko, colei che meno appartiene alla famiglia e che più invece alla stessa famiglia è legata.
Utente di Base (3 Commenti, 0% gradimento) JohannesBorgen 5 Maggio 2012 ore 16:35
voto al film:   9

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