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Nel 1931 il regista Eisenstein parte per il Messico per girare il suo film "Que viva Mexico". Il confronto con una natura e delle convinzioni diverse, e con una situazione di fermento sociale inattesa lo porterà a confrontarsi con se stesso e con i suoi desideri più profondi. |
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Il film si sarebbe potuto intitolare "Eisenstein in love". Perché di questo si tratta: una grande storia d’amore. Una passione sconvolgente trascina il cineasta russo in un vortice di smarrimento e gioia, simile a quello provato dallo spettatore, sballottato da una parte all’altra dall’uso vorticoso della cinepresa. Senza timore, esibendo coiti sfrontati, il regista racconta la storia dei giorni che sconvolsero per sempre la vita di "Sir Gay" Eisenstein. |
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REGIA - MONTAGGIO - ORIGINALITÀ - HUMOUR - COSTUMI | |
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Commenti del pubblico |
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Ėjzenštejn lascia cadere timidezza, pantaloni, insicurezza, mutande, scarpe ("mai separare un uomo russo dalle sue scarpe!") mettendosi a nudo metaforicamente e letteralmente. Il vortice di sensazioni, emozioni e pensieri che ha colpito il genio durante il suo soggiorno in Guanajuato è efficacemente rappresentato dai disegni circolari che la mdp ed Elmer Bäck compiono. Greenaway coglie brillantemente il girotondo dello stallone-clown-uomo-Ėjzenštejn disseppellendo la settima arte e riportandola dignitosamente in vita.
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7,5
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Meno male che esistono ancora registi come greenaway, originali feticisti dell'immagine che hanno ancora il coraggio di sperimentare e di stupire. Anche questo film è una gioia per gli occhi, un tripudio di idee e di trovate, raffinato, citazionista, provocatorio, osceno e blasfemo come tutti i film del regista (si pensi al recente Goltzius and the Pelican Company). Un omaggio a Eisenstein e al cinema che va ben oltre il documentario. Da non perdere.
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