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Presentato al Festival Cinematografico di San Francisco nel 1998, il film narra la storia di Bill, un aspirante scrittore che, in cerca di ispirazione, comincia a pedinare le persone, trasformando le loro vite in materiale per il suo lavoro. Tutto va bene finchè Bill si imbatte in Cobb, ladro di professione che gli insegna il mestiere. Eccitato all'idea di compiere azioni illegali entrando negli appartamenti altrui, Bill diventa ben presto oltre che un rapinatore anche un assassino... |
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“Quando gli rubi una cosa, loro si accorgono di quello che avevano”
Sessantanove minuti. Poco più di un’ora per apprezzare il talento di un giovane regista che ha portato qualcosa di nuovo nel cinema. Scusate se è poco.
Il suo primo film racchiude appieno il suo stile schizzato e disarmante, fatto di continui flashback ed improvvisi cambi di prospettiva. Aiutato da un bianco e nero carico d’effetto, Nolan ci presenta un protagonista perdente (come spesso farà anche nei suoi film successivi) che si incamminerà verso la strada dello smarrimento totale, perdendo la propria identità e, probabilmente, la lucidità mentale. Sembra un mondo al contrario quello di Following, dove un ladro-novello si consegna al poliziotto e un ladro-provetto gioca a fare l’antropologo e lo psicologo; dove la realtà del protagonista è visione, nel duplice senso di immaginata e vista, quasi fosse un film da osservare…Tutto scorre apparentemente senza motivo, se non quello immanente del “appena successo”, le sequenze si incastrano in un sottile gioco di trame difficili da decifrare, e il finale è una paranoia che taglia di netto una storia misteriosa ed affascinante. La totale assenza di cronologia anticipa una delle caratteristiche distintive della filmografia di Nolan, che per alcuni versi ricorda quella di Lynch, accompagnata però da una cattiveria psicologica che il regista di Strade perdute non sembra avere in maniera così accentuata. E’ impressionante con quale cinismo Cobb disintegri l’autostima di Bill quando quest’ultimo inscena un furto nella sua stessa casa, per sapere cosa il suo “maestro” pensi di lui. Cobb è cosciente di questo maldestro tentativo del suo “allievo”, ma non ha alcuna pietà. Non gli riconosce neanche lo status di scrittore fallito -immagine romantica- bensì quella di anonimo disoccupato. A completare il quadro di sadismo e follia ci pensa poi la dark lady che fa perdere a Bill la testa e quel poco di contatto con la realtà che gli rimaneva. Ad ogni prova segue un’umiliazione, fino a quella confessione che da liberatoria si trasforma in ossessione claustrofobica... |
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News sul film “Following” |
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Cinema indipendente a La Scheggia (12 Febbraio 2010)
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