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Zweig è un autore che ha avuto molta fortuna al cinema: ha ispirato capolavori assoluti "Lettera da una sconosciuta" e film coraggiosi e originali come "Grand Budapest Hotel". L'ultima fatica di Leconte, tornato al cinema di fiction dopo la parentesi animata della "Bottega dei suicidi", non è al livello dei precedenti. Anche se le interpretazioni degli attori, soprattutto della protagonista femminile, sono notevoli, se la regia è nervosa e sapiente, se la fotografia è ottima, il risultato non sale al di sopra del melodrammone medio destinato prevalentemente a un pubblico di signore di mezz'età. Ci sono alcune intuizioni notevoli, soprattutto nella prima parte e nella scena finale, ma non sono mai approfondite a dovere e il coinvolgimento tende a latitare...
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