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Nell'evidente e necessario tentativo di raccontare gli eventi tragici e reali e il contesto storico che hanno come protagonista il giovane Salvador, Huerga perde, nella prima parte, completamente la misura narrativa mettendo in scena una macchiettista ricostruzione degli anni '70 nella Spagna segnata dal regime falangista con la rappresentazione dei movimenti anarchici e della controcultura attraverso lo sguardo distorto del videoclip. Molta musica, troppa, che a volte si sovrappone addirittura ai dialoghi rendendo fastidiosa la visione. Il gruppo di Salvador appare come una scalcagnata banda di teppisti adrenalinici dediti a svaligiare banche. Ma, per fortuna, la musica cambia nella seconda parte, e parecchio. Sembra quasi di assistere a un altro film dove la fine di Salvador detenuto in carcere in attesa della morte sottende alla fine del regime il cui colpo di coda scatena l'indignazione finale anche di chi in quel regime aveva creduto. Daniel Bruhl poi ci mette del suo.
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