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Nella Roma dei primi anni ’60, seduto con gli amici ai tavolini di un bar, Vittorio Cataldi detto Accattone passa le sue giornate tra l’indolente e lo spaccone; nel momento in cui Maddalena, che fa prostituire per mantenersi, viene arrestata, Accattone deve mettersi a lavorare o rubare: la prima cosa gli riesce male. La seconda, peggio. |
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Accattone segna l’esordio cinematografico di Pier Paolo Pasolini: l’ambientazione è quella dei suoi romanzi più famosi (Ragazzi di vita, Una vita violenta), lo sguardo pure. I personaggi che incontriamo si muovono sullo schermo, come nelle sue pagine, con una paradossale leggerezza gravata dal peso di un’esistenza scomoda, figli ripudiati di una società che essi stessi rifiutano.
Un mondo duro, affrontato con molta dignità e poco cervello, un atteggiamento che impedisce ad Accattone (contrariamente al Tommaso di “Una vita violenta”) di rialzarsi, spingendolo in basso fino alla morte, dapprima sognata, poi vera.
Muore molte volte Accattone, senza mai liberarsi del malessere che lo attanaglia da quando è al mondo: muore quando viene arrestata Maddalena, mettendo fine ad una routine nella quale ormai si raccapezzava; muore quando s’innamora di Stella, scoprendo di non saper gestire un sentimento di tale portata; poi sogna il proprio funerale, ma non c’è consolazione in questa morte tale e quale la vita, inutile al mondo e forse anche a se stesso, visto che, subito dopo, muore davvero. Ma è qui che si sublima il pensiero pasoliniano, quando Accattone sussurra “mo’ sto bbene” non c’è nulla della sua baldanza, ma la reale liberazione, nell’unico modo possibile, da una vita vissuta come una malattia.
L’immagine simbolo di questo personaggio meraviglioso nel suo continuo oscillamento tra riso e malumore, tra paradosso e realtà, è lui stesso ad offrircela, dopo un raptus di follia, guardando nell’obiettivo col volto pieno di sabbia. Caparbietà e tragicità, nello sguardo di Accattone si può leggere tutto il non-senso della sua esistenza, una sofferenza innata, una continua richiesta d’aiuto repressa, ma destinata, qualora espressa, a cadere nel vuoto.
Cadendo, Vittorio Cataldi detto Accattone, si eleva ad un livello dell’immaginario umano, in un miscuglio di grandezza, poesia e dannazione, inarrivabile. |
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vojo morì co tutto l'oro addosso, come i faraoni
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8,5
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8,5
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Con quest'esordio folgorante Pasolini dà voce e corpo ai personaggi di quella umanità reietta e dannata di cui sono costellate le periferie degradate di Roma all'inizio degli anni 60.La stessa umanità già delineata in Ragazzi di vita e in una vita violenta.Film duro, con personaggi cui non viene concessa nessuna possibilità di scampo. Concordo con Ale84: il film è semplice e diretto come i romanzi, non è cerebrale.Lo sguardo di Vittorio intenso e grave resta a lungo impresso nemma mente.
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Accattone rappresenta in pieno la visione pessimistica ( a dir poco ) e degradante dell'uomo, guidato dal puro istinto che lo porta ad essere molto più vicino all'animale che all'essere umano in sè. Allo stesso tempo però in Accattone il protagonista in dei frammenti è consapevole del suo essere animale, ma consapevole di non poter fare altrimenti si avvicina sempre di più alla disperazione portando avanti imperterrito il suo atteggiamento.
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