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Anna ha rinunciato da anni a se stessa e alle sue ambizioni per dedicarsi interamente alla famiglia e ai figli. Quando, dopo anni di precariato, riesce finalmente a ottenere un posto fisso sceglie anche di liberarsi dalle catene si porta dietro da troppo tempo. |
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L'uso audace della camera a mano e dei cambi di colore – anche se a tratti fastidioso – contribuisce a dare linfa ai nervi che scuotono una donna al giunta al culmine del suo apparente grigiore. Ma la riuscita della pellicola si deve soprattutto a ciò che la sua interprete fa di questa donna: qui, veramente, la Golino si fa film. |
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REGIA - SCENEGGIATURA - FOTOGRAFIA - MONTAGGIO - POETICITÀ | |
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RITMO - ORIGINALITÀ | |
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Commenti del pubblico |
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Ultimi commenti e voti |
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7
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Un film ricco di idee e trovate originali, qualità non comuni nei registi italiani. Nonostante la sceneggiatura non sia sempre perfetta, nonostante qualche forzatura qua e là affiorante nella colonna sonora, nell’uso “forte” e violento della pellicola nel passaggio dal bianco e nero al colore per sottolineare talune situazioni, nonostante l’eccesso di barocchismo napoletano, la forza espressiva della Golino qui è tanto convincente e vera, la sua interpretazione raggiunge un tale livello di consapevolezza e maturità da rendere credibile e sostenere anche da sola tutta la struttura del racconto, attutendo le lacune e conferendo spessore al tutto.
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6,5
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8
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Chi ha intenzione di vedere il film è bene che sappia: che la pellicola è girata in bianco e nero con una definizione delle immagini volutamente approssimativa; che gli attori recitano in dialetto napoletano con sottotitoli in italiano; che nei dialoghi non tradotti, un audio in presa diretta non consente di cogliere molte battute. A parte ciò: la storia c'è ma forse non è raccontata nel modo più efficace. L'autore descrive un mondo di uno squallore morale infinito che si riscatta nell'ultima scena che appare peraltro in contraddizione con la penultima. Buona visione.
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6,5
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6
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Peccato per una sceneggiatura poco rigorosa e che trova facili scorciatoie, a volte sciocche, il film risulta così un colosso dai piedi d'argilla. Il vero bravo è il regista, più della Golino che gioca un po' facile ma pure è brava. Sarebbe un film importante, che parla di un tema rivoluzionario: il ruolo salvifico del femminile, la brutalità maschile che la soggioga e l'illude, l'Italia attraverso Napoli, il connubio tra malaffare e narcisismo borghese. Peccato per la sceneggiatura che non è all'altezza, se non ci fosse stata, se avessero recitato a soggetto, sarebbe stato meglio. Montaggio da sballo. Grandiose intenzioni, ridotte realizzazioni. A presto speriamo un nuovo film di Gaudino che è spirito libero e sognatore profondo.
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