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Mike, Nick e Steven lavorano in un'acciaieria di Clayton, Pennsylvania, e nel tempo libero cacciano cervi. Vengono chiamati alle armi per essere inviati in Vietnam, ma prima Steven sposa Angela. In guerra, i tre amici subiscono una terribile prigionia. Quando riescono a evadere, vengono separati: Steven è in un ospedale, paralizzato; Nick si imbosca a Saigon, preda degli organizzatori di roulette russa; Mike, tornato a casa, conforta Linda, la ragazza di Nick; in una battuta di caccia, risparmia un cervo a portata di tiro; convince poi Steven a ricongiungersi alla moglie. Di nuovo in una caotica, infernale Saigon in completo disfacimento, Mike tenta invano di impedire a Nick un'ultima, mortale partita. |
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“Mutilazioni di carne e mente”
Il Vietnam di Cimino, quì al suo secondo film, è tragedia e follia collettiva, disperazione individuale e solitudine senza rimedio, un colpo al cuore all’America e ai suoi sogni. Un viaggio verso gli inferi, attraverso gironi danteschi popolati da “bestie feroci” (soprattutto i viet-cong…) che di umano sembrano avere solo l’aspetto, quando non completamente distrutto da mutilazioni, fisiche ma anche mentali.
La pace. Nella prima ora si assiste alla realtà di un piccolo paesino della Pennsylvania, nel quale vivono Mike, Steve e Nick; sono amici e compagni di lavoro in una fabbrica, quando hanno del tempo libero vanno a caccia di cervi. Tutto scorre lentamente, la macchina da presa è “semplice” testimone di questo vivere pacifico e senza problemi, ma riesce anche ad analizzare psicologicamente i personaggi, cogliendo dettagli, delineando sfumature… Nella scena del matrimonio tra Steve e Angela, dopo una lunga sequenza da “Padrino” nella quale si assiste a canti, balli e tradizioni popolari, un particolare inquietante annuncia simbolicamente l’inizio della fine. Una goccia di vino color sangue cade dal calice degli sposi sull’abito di Angela, e la superstizione premonitrice di sfortuna non tarderà a compiersi.
La guerra. Il giorno dopo i tre partono per la guerra, verranno catturati dai nemici, e per loro niente sarà più come prima. La vita qualunque di provincia diventa la vita qualunque di un prigioniero di guerra, tra umiliazioni e torture. Quella della roulette russa è straziante (sia per i personaggi che per lo spettatore), un trauma dal quale sarà difficile riprendersi. La scena dei compagni in una palafitta infestata da topi costretti a spararsi in testa uno di fronte all’altro, rimarrà impressa (oltre che nella Storia del cinema) in Michael, Steven e soprattutto Nick. Ognuno di loro reagirà in maniera diversa, ma tutti saranno sconfitti: una volta liberati, Steven perde le gambe e un braccio, e con questo la voglia di tornare indietro e affrontare la vita spezzata (sia mentalmente che fisicamente) dal dolore; Michael, che è il più forte di carattere, in fondo non riuscirà mai più ad integrarsi nuovamente nella società, è solo; Nick non riuscirà a liberarsi dalla follia che come un cancro lo ha divorato dal quel tragico giorno.
Vincitore di ben 5 premi Oscar (miglior film, regia, attore non protagonista, sonoro e montaggio), Il cacciatore è senza dubbio uno dei migliori film su un passato storico (tanto doloroso quanto evitabile, e per questo ancor più doloroso) ampiamente trattato dal cinema americano. Il cast straordinario, l’eleganza del montaggio e la forza delle immagini, unite ad una buona dose di retorica e auto-commemorazione (God bless America!) rendono questo film un cult, capace di descrivere magistralmente non solo la guerra in Vietnam -nella parte centrale- ma anche la Storia di un Paese intero e dei suoi Figli. |
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...Un colpo solo.
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*di Walken
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La vita semplice e gaia del paese, la caccia, la gioia dell'amore e di un matrimonio su cui la camera indugia; poi immediatamente le bombe, il sangue, il delirio del Vietnam: lo stacco di Cimino è repentino, lancinante, eppure presagito nella goccia di vino che irrora l'abito della sposa. Interpretazioni spettacolari di De Niro, della Walken, di una sontuosa Meryl Streep. Dito nella piaga in un finale sorprendente, cantando "God bless America" con un menomato, un morto, una metamorfosi anche completa in ogni personaggio. Non è solo un film sulla guerra e sull'idea che nulla, dopo, sarà come prima: è un film sull'uomo.
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News sul film “Il cacciatore” |
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Roma: Auditorium, omaggio a Michael Cimino (14 Aprile 2007)
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