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Recensione: Il Diamante Bianco

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Il Diamante Bianco
titolo originale The White Diamond
nazione Germania / Gran Bretagna / Giappone
anno 2004
regia Werner Herzog
genere Documentario
durata 90 min.
distribuzione Fandango
musiche E. ReijsigerE. Spitzer
fotografia H. BrummerK. Scheurich
montaggio J. Bini
uscita nelle sale 9 Giugno 2006
media voti redazione
Il Diamante Bianco Trama del film
Resoconto dell'indimenticabile avventura intrapresa dal regista Werner Herzog e dall'ingegnere aerospaziale Graham Dorrington a bordo del dirigibile White Diamond, progettato dallo stesso Dorrington, con cui hanno sorvolato il Guyana ed esplorato da vicino la foresta amazzonica.
Recensione “Il Diamante Bianco”
a cura di Andrea Olivieri  (voto: 7)
"Lo sguardo dall’alto."

L'eroe è votato a materializzare un'immagine 'fantastica' che lo ossessiona. La conoscenza delle 'cose' in un territorio che rende epico e insensato qualsiasi scontro con le sue leggi. I due riferimenti al servizio della 'finzione': dirigibili ultraleggeri e nuovi territori (missione), provano la forza e la conferma di un pensiero/progressione itinerante, tracciato alla ricerca di nuove forme di narrazione. La luce (mondo visibile) proietta il frammento cinematografico (indipendente), rivelato a sorpresa, dal White Diamond-occhio-cinema (sguardo irrazionale).
L’avventura delle riprese come esasperazione di un concetto da sempre profondamente radicato nella poetica di Werner Herzog: ogni film, per toccare davvero i sensi dello spettatore, deve essere l'espressione di un'esperienza personale intensamente vissuta, al limite del rischio fisico, che si realizza nel lavoro delle riprese e di cui deve restare traccia sensibile nel film finito.
L’idea stessa di esplorazione scatena la possibilità dell’altro, della visione e dell’interpretazione: luoghi 'diversi' (spettatore originale) e l'omaggio a una dimensione di vita costruita sul sogno, sull'immaginazione, e che contempla l'assoluta esclusione di ogni costrizione materiale ("c’è una stupidità eroica e una stupidità stupida: io devo salire sul velivolo"), sembrano, allora, dare forma alla riflessione: perché parliamo della possibilità che il cinema venga pensato, spiegato, sentito con tutto il resto. L’immagine schermata dall’esigenza (esaltazione), si manifesta, quindi, come una conversazione improvvisata per portare il sacrificio di sé, anche fisicamente, ai limiti estremi, cioè l'emozione estetica.
E così se un film può forse farci varcare la soglia dell''ignoto', quella di Herzog è la coscienza pienamente acquisita della grande, umana avventura che si è compiuta davanti ai nostri occhi: riflesso nitido di quella vissuta da un sognatore europeo in un paese incredibile, immerso in una 'visione' perenne. L’unica disposizione corretta è lasciarsi invadere.
Commenti del pubblico







Ultimi commenti e voti
Utente di Base (0 Commenti, 0% gradimento) charlie91 5 Novembre 2014 ore 13:58
voto al film:   8

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