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Amore e morte tra Eunice, una delirante serial-killer desiderosa di onnipotenza ma inevitabilmente in cerca di nemesi, e Miriam, ingenua e innamorata, che le offrirà inconsapevole la redenzione. Un road movie in nero che procede tra spietati omicidi e interludi lesbo-erotici, una storia dominata dalla presenza dell'antidiva Amanda Plummer, cui l'esordiente Saskia Reeves fornisce un adeguato contrappunto ironico. |
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Eunice, ingrata e autodistruttiva, ricerca disperatamente Judith: la sola ad averle scritto una lettera d'amore. Per le autostrade, gli autogrill, i motel di un'Inghilterra piena di solitudini simili a quelle dei suoi camionisti. Non troverà mai Judith, ovviamente. Ed allora ucciderà gli uomini con i quali avrà furtivi incontri; e le donne, che avranno il solo torto di non essere la persona amata. Finirà per trovare la malvestita Miriam, una delle tante cassiere d'autogrill avvicinate. E con lei inizierà un insolito, insopportabilmente masochista rapporto di dominio-dipendenza, che condurrà entrambe verso gli abissi.
"Butterfly Kiss" non è un poliziesco e nemmeno un film d'orrore: anche se Winterbottom non si tira certo indietro. È un film che s'inabissa nei vortici della disperazione: una disperazione celata dietro le sembianze di un quotidiano accettabile. Fatto di un consumismo alla portata di tutti come quello delle autostrade, dei motel dal lusso frettoloso: ma che non stende di certo il suo velo pietoso fatto di hamburger ed insegne variopinte sulla solitudine dei personaggi.
Il grande merito dell'autore sta nel trascendere il naturalismo quasi sordido delle situazioni, l'evidenza praticamente efferata dei caratteri in un quasi impossibile, miracoloso equilibrio fra constatazione sociale e dimensione poetica.
Omosessuali, masochisti ed assassine, le due protagoniste accumulano tutte quelle assenze di concessioni che finiscono per scolpire i loro personaggi con una forza memorabile.
Coerenza dell'ambientazione (il grigiore umido di quei luoghi di transito provvisorio, gli appartamenti costringenti, il mare di liberazione amniotica), direzione d'attori, montaggio scandito dai veicoli in transito, contenitori di vetro (le auto rubate, le vetrine degli ostelli), contribuiscono a rinchiudere su loro stessi quei personaggi assoluti.
Ma, nella loro disperazione, dipinti con il pudore di un film che avrebbe potuto essere non solo deprimente, soltanto violento. |