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Didascalico racconto della parabola di un ex sportivo. E' un film molto meno efficace di un qualunque documentario sul tema. Frears perde la ghiotta occasione di raccontare un grande dramma individuale che fu nel contempo uno shock collettivo. Resta tutto in superficie, tutto corre verso il finale noto senza scossoni , senza dubbi, ma anche senza spiegazioni o riflessioni. Non emerge l'uomo, né l'atleta, né l'ambiente, né l'epoca. Le imprese sportive sono semplicemente elencate e le malefatte appena suggerite e non motivate. Non c'è traccia del dramma privato e nemmeno della caduta del mito. Insomma c'è il minimo indispensabile per far riaffiorare dalla memoria gli eventi che si vorrebbe rievocare, ma senza dare loro alcuno spessore narrativo. Inutile.
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Deludente. Il film riassume i passi salienti della vicenda, peraltro stranota, senza aggiungere nulla. Nessun approfondimento dei personaggi, nessuna scena memorabile, come un qualsiasi reportage giornalistico. Ma questo è un film, o almeno doveva esserlo. Peccato, perché il protagonista assomiglia in modo impressionante ad Armstrong, anche se spesso non riesce a restituirne la spocchia, ed alcune scene di corsa, tutte concentrate all'inizio, facevano sperare in qualcosa in più. Non mi sento di consigliarlo nemmeno a chi, come me, è appassionato di ciclismo.
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