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Clint Eastwood Biografia di Clint Eastwood

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Clinton Eastwood nasce a San Francisco nel 1930: al cinema si avvicina alla soglia dei trent’anni, dopo gli studi di economia, interrotti, e il militare.
La sua popolarità è innanzitutto televisiva, frutto della serie “Rawhide”, su una mandria trasportata proprio da Clint Eastwood; il nome della serie deriva dal soprannome del personaggio di Eastwood.
Fino al 1964 le sue apparizioni cinematografiche sono trascurabili; in quest’anno cambia completamente la carriera di Clint. A determinare la svolta è l’incontro con uno dei più grandi registi della storia del cinema, Sergio Leone. Il sodalizio produce la “trilogia del dollaro”, costituita da “Per un pugno di dollari”, “Per qualche dollaro in più” e “Il buono, il brutto, il cattivo”. L’esperienza sarà alla base anche di due film diretti da Eastwood, “Lo straniero senza nome” e “il cavaliere pallido”. Ma a marcarlo per sempre è una definizione di Sergio Leone: “Clint Eastwood ha due sole espressioni: una con il cappello e una senza”; questa caratteristica, apparentemente una critica ingenerosa nei confronti di un attore, calza a pennello al personaggio che Eastwood interpreta nei tre film di Leone e nei due suoi film appena citati.
Al ruolo di pistolero si affianca negli anni ’70 quello di duro tout-cort, su tutti il personaggio dell’ispettore Callaghan. Western, polizieschi e molte regie, ma per tutti gli anni ’80 viene considerato principalmente un attore.
Nell’88 la sua prima regia di alto livello, “Bird”, biografia del sassofonista Charlie Parker, per il quale vince un Oscar minore e il Golden Globe come regista. La rotta si è invertita, pur continuando a recitare adesso Clint è un regista affermato. “Gli spietati” segna il suo definitivo ritorno ad alti livelli con quattro Oscar (miglior film e miglior regia, oltre a una nomination come miglior attore sempre per Clint). E’ sintomatico che sia un western a sancirne il trionfo; nei titoli di coda c’è una dedica proprio a Sergio Leone.
I ponti di Madison County” è il film che non ti aspetti da un duro del genere, la risposta del pubblico è notevole; con “Mystic River” arrivano altri due Oscar, stavolta per la recitazione di Sean Penn e Tim Robbins.
Il suo film più famoso deve ancora arrivare: si tratta di “Million Dollar Baby”, storia di un ex-pugile e di un’allieva che, a un passo dal successo, si ritrova paralizzata su un letto di ospedale; quattro Oscar, tutti pesanti: miglior film, miglior regia, la recitazione di Hilary Swank (è la sua seconda statuetta) e di Morgan Freeman.
Siamo nel 2005, l’anno successivo è la volta di un progetto doppio, due film di guerra che guardano allo stesso evento – la battaglia di Iwo Jima – dai due opposte punti di vista: “Flags of our Fathers” desta perplessità, piace in America, meno fuori; “Letters from Iwo Jima”, parlato interamente in giapponese e proiettato con i sottotitoli, è invece acclamato dalla critica e riceve un Oscar oltre a diverse nominations.
Dopo due anni di silenzio, arriva “Changeling”, la vera storia di una donna di Los Angeles che, alla fine degli anni ’20, si vede riconsegnare dalla polizia un figlio che non è il suo. Eastwood rimane dietro la macchina da presa, così come nei suoi due film precedenti; la sua ultima interpretazione rimane “Million Dollar Baby” finché non gira “Gran Torino”, dove finalmente torna protagonista. Ma è solo un episodio, nel periodo forse più fecondo della sua carriera: “Gran Torino”, quindi “Invictus” e “Hereafter”, due film in cui sceglie come protagonista Matt Damon ma non riesce ad andare bene a fondo nelle tematiche affrontate, nel primo l'apartheid e la funziona che la Coppa del Mondo di Rugby ha avuto nel superarlo e, nel secondo, la necessità di affrontare il discorso della morte e di cosa ci sia dopo, pur senza avere risposte.