|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Sconvolto per aver assistito da bambino - casualmente - alla morte di un vecchio pellerossa, a causa di un incidente stradale, Jim Morrison ne rimane segnato per tutta la vita, al punto di convincersi di essere la reincarnazione di uno sciamano. Studente di cinematografia in California, si cimenta in composizioni poetiche scapigliate, e legge con molta passione Kerouac, Nietzsche, in particolare Blake, che lo suggestiona con l'immagine delle "Porte", delle barriere, cioè, della percezione, che sfida a superare per raggiungere l'infinito. Con questo intento, il giovane Morrison fonda nel 1965 "The Doors" (Le Porte). |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
"Se la leggenda è più grande della realtà, allora filmate la leggenda."
(John Ford)
"The Doors" non è tanto un film sul celebre gruppo rock (che puntualmente traduce lo spirito della fine degli anni Sessanta), ma un film sul loro leader e sul fascino che esercitava sulle masse: non tanto per il carattere ambiguo o demoniaco dei testi che proponeva, quanto per una presenza anticonformista e provocatoria, tutta giocata su una sensualità ai limiti dell'esibizionismo e del narcisismo.
Il verista Oliver Stone organizza sulla deriva di Jim Morrison il suo film, che in questo senso acquista una coerenza ed una determinazione rappresentativa.
La sceneggiatura nasce e muore con lui, con un pregio evidente: quello di non identificarsi nel personaggio. E, quindi, di non eroicizzarlo assieme a tutto il suo "bazar" psichedelico. Conservando una costante lucidità che gli permette di essere critico nei confronti di ciò che osserva. Impedendosi però di entrare in un personaggio che occupa pur sempre la totalità dello schermo e chiudendosi quindi al "delirio", a quell'ipnosi dell'immagine che da sola avrebbe potuto tradurre in termini poetici il viaggio di Jim Morrison nei territori compiaciuti e disperati della trasgressione. |
|
|
Commenti del pubblico |
|
|
|
|
Ultimi commenti e voti |
|
|
|
|
|
|
|
|
7
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
7
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
6,5
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
6
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
6
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
5
|
|
|
|
|
E' sempre difficile parlare,attraverso il racconto filmico,della musica. E qui mica parliamo di poco, ma di un gruppo fondamentale per i gruppi rivoluzionari che fecero il 68. In effetti il film parla molto poco dei Doors,ed elegge a protagonista la figura del leader Jim Morrison. Ma Stone non parla neanche un secondo dell'"uomo" Morrison: il suo Jim sembra una divinita' della provocazione,attratto dalla morte,dalla droga,dall'eccesso. E non ci dice niente del lato umano del cantante. Kilmer e' bravo(e assomiglia molto al vero artista),ma puo' poco contro una sceneggiatura che fa parlare Morrison come un dio in terra.Si salvano le sequenze dove vengono rifatti (bene) i concerti dei Doors e le belle canzoni del gruppo in colonna sonora.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
6
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
7,5
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
6,5
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
7
|
|
|
|
|
|
|
|
Ultime Schede |
|
|
|
|