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Louise Sawyer, cameriera in un fast food, decide di trascorrere un week end in montagna con l'amica Thelma Dickinson, casalinga. Durante una sosta in una balera dell'Arkansas, un uomo tenta di violentare Thelma, e Louise lo uccide. In preda al panico, le due donne iniziano così una convulsa fuga verso il Messico, scoprendo a poco a poco energie e potenzialità interne insospettate... |
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On the road al femminile, racconto di una amicizia più forte di ogni ostacolo, tentativo di trattato sociologico sul mondo (e sugli uomini) visto dagli occhi di due donne che hanno superato la sottile linea di confine tra condivisione ed esclusione dalle regole e dalle convenzioni comuni: “Thelma & Louise” è questo ed altro, e non stupisce perciò che da tante e tali variabili interpretative sia scaturito il notevole successo di cui il film ha goduto, non solo al momento dell’uscita, ma anche negli anni successivi, entrando a far parte stabilmente dell’immaginario comune. Le opere di Scott non sono nuove a questo destino, dimostrazione della innegabile abilità del regista inglese nel creare storie ed immagini che rispondono a sensibilità e istanze interiori largamente condivise da un pubblico globale. Viene però naturale chiedersi se l’eco straordinario che esse hanno originato sia da attribuirsi ad una loro assoluta essenza artistica o, piuttosto, ad un sapiente lavoro di artigianato unito a una scelta opportuna di temi e atmosfere che giochino con le leve più facili del sentimento. La risposta più logica è quella che si colloca nel mezzo: la bravura di Scott è indubbia, e lo è allo stesso tempo la sua scelta di un cinema facile, immediato, che prende per la mano e per il cuore lo spettatore evitandogli di dover pensare più del necessario per capire.
Restando comunque su “Thelma & Louise”, andrà detto che la pellicola è debole soprattutto sotto il profilo narrativo; per quanto funzionale all’impianto di un film drammatico, la lettura in bianco e nero della realtà è spinta in più di un’occasione al di là di ogni ragionevole buon senso. E’ inquietante che Scott faccia passare l’idea di un mondo in cui gli uomini sono tutti bugiardi, vigliacchi, violentatori latenti, porci e idioti, e dove le donne non hanno altra scelta che subire in silenzio le umiliazioni o, di fatto, suicidarsi mettendo in atto una ribellione folle, violenta essa stessa e autodistruttiva; come già in “Blade Runner”, non c’è nessuna luce di speranza per i più deboli e indifesi. Invece, sul piano strettamente cinematografico, la forza di “Thelma & Louise”, sta in due elementi: l’incredibile talento visivo del regista e la bravura delle due protagoniste (soprattutto di Susan Sarandon). L’abilità di Scott emerge da quasi ogni inquadratura: nelle prospettive inusuali ma anche nelle sequenze più convenzionali, nell’uso delle luci e nella fotografia c’è un senso estetico elevatissimo, che anche chi non è del mestiere riesce benissimo ad intuire. Le belle immagini in sequenza fanno bello il racconto (la cui fluidità, va detto, è dovuta molto alle musiche fascinose di B.B. King e di Hans Zimmer), e lo completano i volti delle due attrici, nella cui mutevolezza, o forse meglio evoluzione si esprime quel percorso interiore che va di pari passo col viaggio materiale verso l’irraggiungibile libertà. |