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Al ritorno di una missione interplanetaria, un equipaggio di astronauti capta un SOS da un pianeta sconosciuto. Scesi sul suolo troveranno un relitto alieno da cui riporteranno a bordo un organismo extraterrestre ostile.. |
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L'altro è come lo vorremmo: ostile. Prezioso quindi per perfezionare le nostre crudeltà. |
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ORIGINALITÀ - TENSIONE - EFFETTI SPECIALI - SCENOGRAFIA | |
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REGIA - SCENEGGIATURA - RITMO | |
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Sul finire degli anni ’70 un enorme successo di pubblico segna l’inizio di una nuova era per il cinema di fantascienza: gli eredi di Méliès sono George Lucas e Steven Spielberg che, rispettivamente con “Guerre stellari” e “Incontri ravvicinati del terzo tipo”, rivoluzionano non tanto il genere, quanto le sue leggi di mercato. Sulla loro scia si inserisce, anticipando di un soffio gli anni ’80 e l’invasione di film di questo genere, Ridley Scott, alla sua seconda opera.
“Alien” ha più di qualche debito con i suoi predecessori, con una struttura che richiama “Guerre stellari” e le scene nell’astronave ispirate a “2001: Odissea nello spazio” (in particolare nella struttura degli ambienti e nei rapporti tra equipaggio e computer di bordo). Tuttavia, “Alien” va oltre il semplice miscuglio, fondendo questi elementi in un insieme inaspettatamente omogeneo; l’avventurosità del film di Lucas cede interamente il posto ad un’atmosfera horror che, a molti anni di distanza, si rivela la scelta più azzeccata: la tensione, dall’ingresso nella struttura aliena fino all’ultimo istante, è sempre alta, anche se le soluzioni non sorprendono mai e alcune scene (la caccia al gatto in particolare) sono troppo lunghe e perdono il pathos iniziale.
“Alien” si rivela un trampolino di lancio per Sigourney Weaver, esordiente – se si escludono i 6 secondi con Woody Allen –, che tornerà ad indossare in panni del tenente Ripley in tre sequel; brava e, soprattutto, convincente nel ruolo, come è bravo John Hurt al quale tocca la parte più breve (alieno e gatto esclusi, i personaggi del film sono solo i sette membri dell’equipaggio); ma chi colpisce maggiormente è Yaphet Kotto, con l’interpretazione più realistica tra i sette, unico a subire una trasformazione psicologica di fronte al pericolo mortale.
Nel complesso, si tratta di un film riuscito, che non esagera con gli effetti speciali (a differenza della fantascienza successiva, realizzata più al computer che sul set) facendo dell’attesa dei molti scontri con l’alieno la sua arma vincente. |
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Commenti del pubblico |
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