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L'impegnatissimo uomo d'affari inglese Max Skinner, nell'apice del successo nella sua carriera, riceve una convocazione da un notaio provenzale che lo invita ad esaminare la situazione testamentaria del vecchio zio Henry, appena morto. Max era cresciuto con l'anziano, imparando da lui la vita e molto altro, ma tanti anni sono passati... Ora torna in Provenza e trova, oltre a tanti ricordi, persone del suo passato e nuove figure. Su tutte una figlia illegittima dello zio Henry venuta a cercare le proprie radici, ma che lui teme voglia avanzare pretese sul terreno e la vigna, e una affascinante locandiera del paese. |
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Sceglie, nuovamente, la strada della commedia Ridley Scott; sia prima che dopo aver visto il film, la domanda è la stessa: perché?
Sembra quasi che il regista inglese sia ansioso di dimostrare la sua poliedricità, dopo una carriera nella quale il pubblico gli è stato sempre fedele, la critica a fasi alterne. “Un’ottima annata” è così un film esemplare, girato impeccabilmente, con qualche virtuosismo (in particolare la prima scena) ma senza eccedere, immerso in una cornice che sembra fatta apposta per esaltare la fotografia. D’altro canto, è un film senza un perché, senza una motivazione che lo giustifichi: un saggio di regia ben riuscito, senza andare oltre.
Nella storia, banale, scontata e soprattutto già vista in mille salse nemmeno tanto diverse, la parte più deludente del film: Max è uno stronzo, anzi, è diventato uno stronzo (sue parole, peraltro condivisibili). Lungi da essere un difetto, nella sua professione di broker; ma quando finisce in Francia, per trattare la vendita di una tenuta ereditata da uno zio che non vedeva da oltre dieci anni, Max finisce per riscoprire valori che col tempo aveva rimosso, con tutto quel che ne consegue: forti scontri verbali, rovesciamento delle gerarchie, un amore ‘genuino’ e la fine dell’ipocrisia nei rapporti sociali. Insomma, l’affermazione dell’uomo-con-sentimenti a scapito dell’uomo-senza-sentimenti.
In assenza di senso, non resta che rinnovare al buon Ridley i complimenti di facciata per un film ben fatto, ad iniziare dalla scelta degli interpreti: Russel Crowe è ottimo nella parte peggiore del suo personaggio, quella da antipatico arrivista (per non ripetere stronzo), mentre manca di drammaticità nella sua trasformazione – una colpa non ascrivibile direttamente a lui, ma all’atmosfera fiabesca che ‘deve’ pervadere questo genere di commedie –, le due donne sembrano rivaleggiare prima in bellezza che in bravura, in parti comunque limitate, e non sfigurano; i personaggi di contorno, infine, evitano di trasformarsi in macchiette, contribuendo all’atmosfera fantastica ma rilassata del film. |
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Commenti del pubblico |
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