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Baliano è un maniscalco che ha perso la famiglia e che ha rischiato di perdere anche la fede. Le guerre di religione che sconvolgono la remota Terra Santa gli sembrano lontane anni luce. Ma il destino bussa alla porta di Baliano sotto le spoglie di un grande cavaliere, Goffredo di Ibelin, un crociato che dopo aver combattuto nel lontano Oriente ha fatto momentaneamente ritorno in patria, in Francia. Dichiarando di essere suo padre, Goffredo mostrerà a Baliano che cosa voglia dire essere un cavaliere e lo porterà con sé in un favoloso viaggio attraverso i continenti per giungere fino in Terra Santa. |
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Ridley Scott sa che la concezione hollywoodiana della Storia non è altro che un canovaccio su cui ricamare eroiche prodezze tanto affascinanti quanto surreali.
E’ ovvio quindi che non è in base all’aderenza storica che dobbiamo giudicare la sceneggiatura scritta dall'esordiente William Monahan, così come risulta chiaro dopo la visione del film che anche i tanto pubblicizzati temi scottanti, quali la tolleranza tra popoli di diverse culture e religioni, che lo stesso Scott definisce tema centrale della sua opera, forse non sono altro che un aspetto marginale di una pellicola il cui principale fine è quello di divertire ed intrattenere un pubblico il più vasto e variegato possibile. Altrettanto non si può negare un impegno produttivo enorme. Scott è straordinario nel gestire le risorse a disposizione, oltre 150 milioni di dollari, e a dirigere scene di massa sempre più impressionanti. Non mancano tutte le caratteristiche necessarie per realizzare un epico kolossal al passo con i tempi: scenografie imponenti, straordinario uso di effetti speciali e comparse, costumi realistici e perfino una battaglia o meglio un assedio, che vorrebbe far dimenticare quella de "Il signore degli anelli - Il ritorno del re", ma alla fine finisce con il ricordarla anche troppo. Anche le interpretazioni risentono di questo problema, la bravura di attori quali Liam Neeson, Jeremy Irons o David Thewlis, viene offuscata da un contorno interpretativo estremamente sciatto.
Se Eva Green è regale, specchio della sua Sibilla, altrettanto non si può dire per Orlando Bloom. Protagonista indiscusso si trova a portare avanti il film sulle sue spalle con risultati davvero miseri, svestite le spoglie dell'immortale elfo Legolas, Bloom ha carenze troppo evidenti in fatto di esperienza e carisma per poter far sì che una sceneggiatura simile si regga sul suo personaggio, sulle sue espressioni costantemente spaesate, sulla sua dizione poco incisiva. Sarà un caso che il Baliano da lui interpretato alla fine della pellicola decida di smettere i panni del valoroso eroe per tornare a dedicarsi al mestiere di maniscalco?
Il resto è trama, questa si realmente avvincente e sempre tragicamente contemporanea.
Si guarda al passato e paradossalmente si scopre il presente e si comprende che la storia ripropone inevitabilmente i conflitti mai risolti. Uomini e Uomini non trovano pace e Uomini e Dei sono ancora lontani dal creare “il Regno dei Cieli” in Terra, un regno di coscienza, un regno di speranza e unità. Armi e vessilli dorati, drappi di seta di tenui tinte sahariane, perle ricamate nei turbanti, sacerdoti, soldati e scudieri e la storia di un cavaliere, Baliano di Ibelin, diventato eroe per aver mantenuto l’onore dei cavalieri ed aver guidato il popolo di Gerusalemme nella difesa della città quando questa veniva attaccata dall’imponente esercito saraceno condotto dal grande Saladino durante il periodo delle Crociate in Terra Santa.
Forse il cinema avrebbe bisogno di più verità, più poesia, più anima e meno gladiatori. |
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Solo Scott sembra in grado di dar vita a kolossal vecchio stile, tra il biblico e il peplum, ma bisogna ammettere che Le Crociate e' altamente meno appassionante e divertente de Il Gladiatore, che rimane insuperato. A parte le scene di battaglia (concentrate all'inizio e alla fine, con il lungo assedio di Gerusalemme) c'e' poco altro: dialoghi in gran parte noiosi, intermezzi romantici da sit-com, personaggi secondari di scarso spessore (peraltro interpretati da un cast di alto livello) escluso Baldwin, impersonato da un Edward Norton piu' espressivo con una maschera che gli copre il volto rispetto all'eroe principale (un Bloom all'apice della sua inespressivita'). Da vedere, ma una volta basta e avanza.
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@ Maestosi... a parte il discorso su Orlando Bloom che condivido, non mi è chiarissimo in cosa di preciso critichi negativamente il film.
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