Recensione: Anonymous (2011)

Un certo manierismo tipico dei film in costume, qualche semplificazione (vedi l'esagerata ignoranza di Shakespeare), un andirivieni temporale un po' schizofrenico - soprattutto all'inizio del film, quando lo spettatore deve ancora familizziare coi personaggi -, qualche intrigo di troppo, alcune fastidiose e irreali ricostruzioni computerizzate. Eppure il flim rimane godibile e appassionante, e non cade mai troppo nel ridicolo; indubbiamente sarà apprezzato soprattutto da chi ama e conosce bene l'età elisabettiana e le opere di Shakespeare.

la rappresentazione facilona e macchiettistica del falso Shakespeare, che rende improbabile tutto il resto, sembra rivolta a un pubblico ben diverso da quello da cui, nel contempo, si pretende che conosca e ricordi a menadito tutti gli intrighi dei Tudor, pena non riuscire a seguire. questa strana schizofrenia è resa sopportabile dal sempre bravo Rhys Ifans, dalla (troppo breve) comparsa della regale (a prescindere dal ruolo) Vanessa Redgrave, e soprattutto dal teatro, così rotondo e caotico e pulsante e politico come un'arena, così fragile e così forte - sembra di starci dentro e si partecipa con un certo patema delle sue alterne sorti, ed è lui l'unico protagonista che regga davvero.

che dire! un bel film con una storia molto interessante! ottimi attori !

Che chiedere di piu'?Commenti sugli attori?Fantastici attori sheaksperiani(forse dovremmo cambiare il termine?)il cui equilibrio recitativo non puo' mai essere messo in dubbio.La trama?Bella e coinvolgente anche se averlo descritto come un thriller denigra la fatica degli sceneggiatori.Il coinvolgimento e' pieno e la presentazione dei capolavori sul palcoscenico e' un crescendo di emozioni.Decisamente non e' un film dei nostri tempi,dopo aver letto thriller qualcuno si aspettava un po' piu' di spari.Molto bello.Senz'altro accanto a SHEAKSPEARE IN LOVE.

Il film è veramente magistrale. Chi lo commenta negativamente non ha capito che esso sfugge totalmente alla definizione di thriller (che non è), non conosce nè il periodo Tudor esaminato nè la regina Elisabetta, perfettamente rappresentata nella sua fragilità e sofferenza di donna. Il film è fondamentalmente un affresco del teatro elisabettiano, che va letto come meta-teatro, e della potenza affabulatoria della parola. La trama amorosa è fittizia ed è perfettamente comprensibile al termine del film (la rivelazione di Cecil è sotanto un'ultima vendetta contro il rivale di sempre usata per distruggere intimamente, negli affetti, ma è palesemente falsa). Il film va visto con un minimo di preparazione storica e/o letteraria. Unica pecca la brutta e caricaturale rappesentazione di Kit!