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New York, Brooklyn. Mina è italiana, Jude newyorkese. Si incontrano accidentalmente e iniziano una profonda e appassionata storia d’amore che, complice la gravidanza di Mina, li conduce al matrimonio. Dopo aver incontrato una veggente che le dice che porta in grembo un bambino "indaco", Mina sviluppa nei confronti del bambino un’attenzione morbosa; convinta che l’alimentazione ordinaria sia un ostacolo al corretto vivere e terrorizzata dalle contaminazioni, tiene il neonato lontano dalla luce, dai contatti col mondo esterno e lo nutre esclusivamente dei prodotti del proprio orto. Jude si accorge che il bambino cresce male e, quando lo porta dal pediatra, gli viene comunicato che è denutrito. Inizia così un braccio di ferro tra i due genitori... |
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Ultimi commenti e voti |
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7
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Merita un bel voto, non fosse altro che per il merito del respiro internazionale. I pregi a volte si ribaltano in piccoli difetti. Viene infatti il dubbio che ci sia anche qualcosa di statunitense in quel finale che vuol accontentare il giudizio scontato cui il pubblico viene accompagnato. Se si fosse rischiato di più, indagando le ragioni e la psicologia della madre, cercando di mettere per lo meno il dubbio in un mondo troppo bianco o nero, forse si sarebbe centrato l'obiettivo di un grande film. Manca una terza dimensione, se così si può dire, ma resta una pellicola da vedere assolutamente, anche per la qualità delle interpretazioni.
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7
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7,5
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Davvero molto bello, intrigante, coinvolgente un film che non lascia indifferenti e che anzi fa nascere un bel po di sentimenti empatici e avversi. Consiglio davvero la visione, stento ancora credere che sia una pellicola italiana. Complimenti
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7,5
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ossessione e paura si insinuano verticalmente, come salendo/scendendo lungo la claustrofobica/agorafobica scala che le riprese fanno quasi sembrare sinistramente a chiocciola, nell'apparentemente raggiunta serenità di un uomo e di una donna che, fragili ma innamorati, si ritrovano tra le mani un pargoletto. è una follia che viene da lontano, dai remoti abissi delle storie individuali, ma è un lontano molto vicino a tanti di noi. un po' di maniera c'è, e il finale è un po' frettoloso, ma un film italiano che riesce non solo a rendere palpabili tensione e angoscia ma a metterle al servizio della profondità è una gran bella cosa. eccezionalmente bravo il protagonista - una delle cose fondamentali che sembra aver capito Costanzo è che, con rare eccezioni, gli attori è meglio andare a cercarseli fuori.
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6,5
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Altro che "l'amore bugiardo"!
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6
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6,5
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parte bene, fa sperare molto, poi resta in superficie e l'introspezione del dramma filiale sembra diventare un pretesto per una ricerca estetica che cita (Rosemary's baby sopra tutti) e che diventa genere noir per andare verso il pubblico, o meglio verso un'idea di pubblico, infine approda a un finale da romanzetto giallo. Che peccato, pare che gli manchino altri 10 minuti di buon cinema e al contempo che ce ne siamo 10 di troppo e di maniera. Bravi gli attori, bravo il dop, il regista e sceneggiatore è invece bravo a metà, o meglio a trequarti. Poteva andare a fondo in un tema scottante, invece va a fondo e basta. Aveva fretta? Aveva bisogno di ampliare la fetta di pubblico? Caro Saverio, nel prossimo vada con calma e pensi meno all'audience e farà il bel film che ancora non ha fatto. Comunque da vedere e apprezzare.
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6
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7
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I cuori affamati di Costanzo sono quelli di una donna bisognosa di attenzioni, quelli di un giovane uomo incerto bisognoso di rassicurazioni, quello di un bambino soffocato da un amore frustrato. Costanzo costringe tutti i suoi protagonisti in ambienti chiusi, usando focali corte, grandangoli esasperati fino all'anamorfismo. Negli esterni invece predilige i teleobiettivi che distanziato e rendono anonimi i soggetti. I caratteri distorti, spigolosi e fastidiosi dei due genitori sorreggono una storia disturbante, filmata con intelligenza e grande padronanza. Costanzo ha talento anche se ancora deve fare il grande film della vita. Il finale è in effetti un po' appiccicato, ma viene dopo una storia malata raccontata secondo stilemi poco comuni nel cinema italiano di questi ultimi anni. Basti pensare al piano sequenza iniziale capace di condensare in pochi minuti, ambiziosi e pieni di talento, tutto il film.
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5
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Bisogna ammettere che da tanto tempo non si vedeva un film con tanti piani sequenza. E questo è merito della bravura degli attori che hanno vinto meritatamente la coppa Volpi. Costanzo, dal canto suo, spinge giustamente in questa direzione: l'analisi al microscopio del rapporto coniugale. Originale la sceneggiatura e notevole lo sforzo nel girare in spazi così angusti. Forse proprio perché concentrato su tutto questo, il risultato appare poco organico. Angosciante e claustrofobico come nelle intenzioni, ma di maniera.
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