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Lei (Laura Morante) dopo un lungo ricovero in clinica psichiatrica, decide di rifarsi una vita aprendo un ristorante italiano a Davenport,Iowa, dove già sua zia ne aveva avuto uno. Sceglie un grande edificio isolato in cima ad un colle, disseminato ovunque di rettili decorativi: la Snakes Hall, un antico pensionato per anziane gestito da suore.
Una volta stabilitasi all’interno di questa insolita dimora, incomincia ad avvertire, durante la notte, delle presenze, a sentire voci, rumori, passi scorrere lungo il perimetro delle pareti. Pensa di essere di nuovo vittima della sua malattia mentale.
Ma proprio questi rumori notturni quasi costanti e quasi reali, la spingono a interessarsi alla storia della casa, fino a scoprire qualcosa di tremendo accaduto in una notte di bufera prima di Natale, nel 1952. |
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Il buio nella mente. Un racconto nero. La 'tragedia' incompiuta è tutta nell’immagine sospesa, fuori dal tempo. La nostra visuale è limitata a quella porzione di mondo che si posiziona davanti ai nostri occhi; vediamo l’esterno, ascoltiamo l’interno: lasciando andare il corpo al flusso delle onde visivo-sonore 'dietro la porta chiusa'. La sperimentazione galleggia sulla cresta di un interminabile 'adesso' aperto a ogni intrusione del reale, e lo sguardo, piegato inesorabilmente dalla mitologia intorno alla realtà, non riesce più a controllare un cocktail di luce e tenebra, fantastico, para-metafisico, riflettendosi in esse come sguardo gotico (nel bene e nel male). Coinvolgimento metafisico: privazione, perdita della organicità. Come essere colpiti dalla gravità 'narrativa', in modo provocatorio; perchè ottica e acustica si ripetono, ripartendo dal 'disegno' frontale e obliquo delle immagini 'incorniciate', nella loro stessa reiterazione continua, quasi ossessiva del fantasy reale e mistico. Adattato, deformato o riciclato, e poi decostruito per essere ancora assemblato: il gioco (soggetto del proprio sentire) assorbe la linfa dal nostro corpo perchè è immagazzinato in una consolle organica che viene innestata, affrontata attraverso il fragore, minimale, lucido, dello sguardo, a tutto vantaggio delle sensazioni corporee. L’esistenza dunque non è più imminente. |
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