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"Manhattan" fonde in un equilibrio maturo e seducente tutte le componenti dell’universo alleniano: l’umorismo verbale e visivo, la commedia e il dramma, lo stile che mette al servizio della visione il senso dello spazio e del ritmo, del racconto e degli ambienti, dell’ombra e della luce. Il volume di Elena Dagrada analizza la pellicola con la profondità e l’ampiezza proprie della collana “Universale Film”. Il volume è arricchito da un’accurata lettura (con foto) di una sequenza esemplare e da un’ampia antologia critica. Presentato al Festival di Cannes del 1979, “Manhattan” è un’elegia newyorkese narrata nel sublime biancoenero di Gordon Willis e sullo sfondo delle musiche di Gershwin. Il plot, un puro pretesto, narra le vicende sentimentali e sessuali di uno scrittore televisivo di New York (Woody Allen) la cui ultima moglie (Meryl Streep) l’ha abbandonato per una donna. Il film, ha scritto Lietta Tornabuoni, vive di atmosfere: «Manhattan. Skyline. Insegne. Traffico. Persone. Neve a Park Avenue. Quinta Strada. Museo Guggenheim. Broadway. Yankee Stadium. Fuochi d’artificio per il 4 luglio. “Rhapsody in Blue” e la voce di Isaac che sta tentando di iniziare il proprio libro. Al tavolo di un ristorante quattro amici stanno parlando della vita e dell’arte...». |
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