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Dall'estremismo del cinema coreano alla conversione zen, Ki-duk sta diventando un regista di culto, uscito fuori dal circuito dei Festival anche se non ancora consacrato ad icona di massa. Con sè porta tutto un cinema, quello coreano, che quanto a matrici forti ne ha diverse. In questo libro di Vittorio Renzi, critico cinematografico, si analizza in una breve introduzione il cinema coreano, si passa poi ai diversi aspetti tematici e stilistici del regista: dalla crudeltà del racconto alle figure ricorrenti del muto e della prostituta, fino all'esperienza di pittore. Nella seconda parte, una filmografia ben documentata (che comprende ad esempio la scaletta di Primavera, estate... e i "dicono del film") chiude il volume. |
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