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Milk ripercorre gli ultimi 8 anni della vita di Harvey Milk, primo omosessuale dichiarato d'America a ricoprire una carica politica. Milk è un militante e un promotore del cambiamento: chiede pari diritti e opportunità per tutti e il grande amore che prova per la sua città e per la sua gente gli fa guadagnare le simpatie di giovani e aziani, omosessuali e eterosessuali. Eletto consigliere, Milk promuove un’ordinanza comunale per difendere i cittadini dal licenziamento per motivi di orientamento sessuale, e si batte contro un referendum statale che chiede il licenziamento degli insegnanti omosessuali. |
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Harvey Milk è stato molte cose. E’ stato prima di tutto un uomo coraggioso e un pioniere, perché la sua elezione come consigliere comunale nel 1978, nonostante la sua omosessualità dichiarata, è stato un accadimento decisamente importante nell’America ultraconservatrice di quegli anni. E’ stato un attivista e un politico – anche se non un politicante – perché è riuscito a far cambiare idea alle persone, a coinvolgerli nelle proprie lotte per la libertà, che in fondo faceva anche per la gente, a creare in buona sostanza un movimento. E’ stato un passionale e un’idealista, convincendo gli omosessuali a fare outing e a esprimere la propria essenza e il proprio amore per corrodere la paura della gente comune.
La storia di Harvey Milk meritava attenzione cinematografica e Gus Van Sant, omosessuale dichiarato, ci girava attorno da diversi anni. Oliver Stone, che doveva essere il produttore, voleva puntare a una pellicola politica, mentre Van Sant era più orientato su un tratto esistenzialista e biografico. Alla fine, quando il progetto ha preso forma, il regista di “Will Hunting” ha optato per una via di mezzo, scegliendo, tra le altre cose, di far uscire il film in America il giorno successivo all’elezione di Barak Obama e dopo la ratifica del voto contrario all'emendamento che aveva garantito il matrimonio tra gli omosessuali.
“Milk” è un film semplice ma intelligente, che punta su uno strepitoso Sean Penn, sui serrati e intriganti dialoghi e sulla potente universalità del messaggio di libertà d'animo. La storia è così forte che Van Sant si nasconde dietro la macchina da presa, accantonando gran parte del suo passato cinematografico, ma anche episodi della vita di Harvey Milk che avrebbero potuto distogliere l’attenzione dal centro del discorso. La linearità e il pathos del racconto sono sorretti da fedeli ricostruzioni di luoghi e climi di quegli anni, donando alla pellicola un realismo quasi documentaristico e didascalico, che riducono le distanze temporali e portano lo spettatore in una realtà ancora attuale, nella quale si lottava per l’affermazione della soggettività e dei diritti fondamentali.
L’idea di Gus Van Sant è che la Storia ci appartiene e ci riguarda. In fondo tutti i grandi registi hanno fatto film su queste basi e “Milk” potrebbe sembrare un film come tanti. La vita, però, è anche questione di stile e Gus Van Sant ce ne ha in abbondanza. |
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Commenti del pubblico |
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Ultimi commenti e voti |
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Brillante trasposizione cinematografica di uno dei periodi cruciali della storia statunitense degli ultimi cinquant'anni, un inno all'impegno civile e alla libertà d'espressione. Sean Penn è un valore aggiunto in questa pellicola.
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7,5
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Bellissimo film diretto da Van Sant con la consueta maestria. Sean Penn praticamente perfetto come perfetti tutti gli attori che lo circondano. Non esprimo un giudizio sull'operato di Milk come politico ma viene la pelle d'oca pensare che negli anni 70 le persone potessero essere trattate così.
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7
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Condivido i commenti sinora espressi, la storia si snoda con semplicità e naturalezza, come un documentario, la regia è solida, le interpretazioni valide. Il film ha un respiro ampio, come gli ideali del protagonista che Sean Penn sa elegantemente incarnare. Milk ha, fra gli altri, il pregio di convogliare nella sua personale lotta per i diritti degli omosessuali le lotte per i diritti di tutte le minoranze, è la speranza la molla capace di indurre al cambiamento e molto sentiti sono i discorsi su questo argomento. La determinazione nel non arrendersi dopo le prime sconfitte elettorali è grande, insieme alla capacità di smuovere di volta in volta le masse in vista del conseguimento di obiettivi specifici. Ciò nonostante-come si è detto- il personaggio non è trattato alla stregua di un eroe ma di una persona assolutamente normale. Viste le critiche sul doppiaggio mi ritengo fortunata per aver visto il film in versione originale.Eravamo due persone in sala.
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Quando si accinge a vedere un film come MILK, un cinefilo può facilmente fare i conti con aspettative circa l'«eccezionalità delle virtù» del protagonista: dell'eroe tragico che conduce la propria lotta politica in una San Francisco sanguinariamente omofoba. Niente di tutto ciò, a mio avviso. Con grande intelligenza, regia e sceneggiatura (nonché il bravissimo Sean Penn) spiazzano il pubblico costruendo un personaggio autenticamente «normale»: ovvero del tutto omologo (e il gioco di parole è intenzionale) alla koinè politica in cui agisce. Sì, perché la «normalità» di Harvey Milk si esprime, paradossalmente, nel mettere in pratica lo stesso rampantismo e il medesimo cinismo dei suoi colleghi eterosessuali, persino nella vita privata e affettiva. Profondamente deludente, invece, il lavoro di doppiaggio, che fallisce del tutto nell'intento – pur non facile – di mimare la forza espressiva della particolare gestualità di Penn.
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