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Quando si affronta un regista come Kubrick, il cui fascino e la notorietà sono direttamente proporzionali alla mole di opere critiche scritte nell'arco di decenni, il rischio è sempre quello di ripetersi un po', non aggiungendo nulla di innovativo. De Bernardinis accetta la sfida e la vince optando per una trattazione molto ambiziosa, che opera su due livelli continuamente intrecciati. Da un lato tenta di cogliere la specificità del cinema kubrickiano a partire dalla centralità di alcune figure chiave che percorrono i suoi film, ovvero la porta, la stanza da bagno e il corridoio. Dall'altro lato si propone di riflettere sull'essenza stessa del cinema, nella sintesi tra ideazione, realizzazione e riproduzione e nel rapporto stratificato e complesso tra film e realtà, intesa sia nella sua oggettività fisica, apparentemente data, che nella sua significatività percettiva e soggettiva, continuamente cangiante. |
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