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Gong Er è un maestro di Kung Fu originaria del nord della Cina. Suo padre, un celebre maestro, sta per celebrare il suo ritiro nella città di Foshan. Siamo nel 1936, alla viglilia dell'invasione giapponese, e la Cina del sud è in tumulto e reclama l'indipendenza. A Foshan arriva anche, dalle terre del sud, il maestro Ip Man. Lo scontro tra idee e tradizioni tanto diverse, sullo sfondo di un mondo che sta per crollare, è inevitabile. |
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Sei anni sono tanti ed il ritorno era uno dei più attesi: Wong Kar-Wai rimette in scena il suo formalismo impeccabile ed inimitabile, i suoi dettagli vertiginosi e le sue atmosfere rarefatte. Stavolta però il tema scelto tradisce in più punti il maestro, legando alle ali del film come una pietra pesante, impedendogli di spiccare il volo con la sua solita leggiadria elegante e acrobatica. |
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REGIA - MUSICHE - FOTOGRAFIA - POETICITÀ - SCENOGRAFIA | |
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SCENEGGIATURA - TENSIONE | |
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RITMO - DOPPIAGGIO |
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Commenti del pubblico |
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Ultimi commenti e voti |
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5,5
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Si riscatta nel finale dove imparano i toni melodrammatici che restituiscono un colore ad un film che per il resto rimane ingolfato tra sfide di arti marziali con mosse da videogame o magna. La fotografia è raffinata e la mano di questo grande regista si nota ma vorrebbe strafare e finisce con l'essere convincente solo nelle rare (ma intensissime) scene intime.
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7,5
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Film post-epico dalle componenti (epico, storico, romantico, ecc) incompiute che tengono costante l'attenzione, come se tutto fosse solo un contorno con un filo conduttore impalpabile. Nato sulle corde di Wong, ispira emozioni sfruttando un ritmo di respiri mozzati, composizioni spaziali e temporali oniriche.
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6
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mah. sarà un po' colpa anche qui della poca famliarità che abbiamo (almeno io) con il once upon a time in China, sarà un po' colpa come al solito delle stramaledette aspettative - forse in realtà uno che ha fatto una cosa come In the mood for love farebbe bene a cambiar mestiere sibito dopo - ma soprattutto e certamente è colpa del fatto che alcuni film, non c'è niente da fare, vengono fuori male, senza molto senso e senza nessun cuore, in barba a tutto e tutti. oddio, certi "quadri viventi" sono di una bellezza senza pari, l'attenzione a certi dettagli rende persino i combattimenti di kung-fu più ricercati e più belli del solito, e Zhang Ziyi in alcune scene toglie veramente il fiato, ma se eravate in attesa del ritorno di Wong Kar-Wai, o per dirla tutta anche se avete semplicemente voglia di vedere un bel film, vi consiglio di sceglierne qualcun altro. persino Tony Leung se ne sta per tutto il tempo con addosso una faccia un po' perplessa.
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6
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Wong Kar-Way prova a girare il suo "C'era una volta in Cina" a dichiarata emulazione del capolavoro di Leone;purtroppo però il grande affresco storico e la meditazione nostalgica su un mondo perduto sembrano non essere troppo nelle sue corde,a differenza del melodramma,in cui rimane un maestro indiscusso.E' infatti proprio la storia d'amore impossibile con lo struggente addio finale tra i due protagonisti la parte più intensa e riuscita del film,mente i pur mirabili duelli sospesi tra Matrix e Kill Bill lasciano piuttosto freddi.Il vero tasto dolente però è la coerenza narrativa del film:l'impressione è che siano state tagliate scene fondamentali per lo svolgimento logico della trama.Certo così com'è,il film è a tratti pasticciato e incoerente, quasi incomprensibile. Forse la misteriosa versione di 4 ore potrebbe restituirci il capolavoro che questo film si proponeva di essere e non è stato.Attualmente c'è la meraviglia della fotografia, della musica, della regia, ma non basta...
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News sul film “The Grandmaster” |
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Tutto Wong Kar-wai in Cineteca (21 Giugno 2016)
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