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Un uomo di trent'anni è insofferente su tutto e la notte non riesce più a dormire. In cerca di qualche luogo dove scaricare la propria ansia si mette a frequentare quei corsi dove gruppi di malati gravi si riuniscono e confessano agli altri le rispettive situazioni. Mentre si lascia andare alla commozione e al pianto di fronte a quello che vede, l'uomo fa la conoscenza prima di Marla Singer poi di Tyler Durden. Lei è una ragazza a sua volta alla deriva, incapace di scelte o decisioni; lui è un tipo deciso e vigoroso con un'idea precisa in testa. Tyler fa saltare per aria l'appartamento dell'uomo e i due vanno a vivere insieme in una casa fatiscente. Deciso a coinvolgerlo nel suo progetto, Tyler lo fa entrare in un 'Fight Club', uno stanzone sotterraneo dove ci si riunisce per picchiarsi e in questo modo sentirsi di nuovo vivi... |
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Prima regola del Fight Club: dimenticare completamente di essere vivi per entrare nel regno delle possibilità.
Seconda regola del Fight Club: non avere paura di dolore e morte, anzi contemplarli fino a renderli piacevoli.
Terza regola del Fight Club: ognuno di noi nasconde, sepolto dietro quintali di coscienza, un Tyler Durden interiore.
David Fincher appare filosofo prima che regista, fedele allo splendido libro di Chuck Palahniuk, controlla gli impulsi dell’anima e costruisce un film lucido, terribile, attento al midollo e non alle ossa.
Coscienza e mini porzioni sono ormai frutta e dolce di una società miniaturizzata, più fedele al meccanismo ‘vivi e lascia vivere’ che attenta agli impulsi interiori di anima e corpo.
Quest’altra prospettiva ci trascina all’uomo originario che supera le paure, esce dalla copertina, si ammala d’insonnia ma sognante costruisce la realtà...ci trascina dentro Tyler Durden alias Jack.
Finzione, sogno e materia scivolano dentro i monologhi di Tyler-Jack, schizzato per sua stessa scelta, talmente diabolico e coinvolgente da costruire un esercito disperato pronto alla sua causa sopra ogni altro codice vitale conosciuto.
Un esercito di dannati liberi che aprono gli occhi, squarciano il velo dell’apparenza e scoprono se stessi, il dolore, la paura, lo sfogo in quel Fight Club regno dell’assoluta libertà, delle ombre, della violenza come ricerca di ego, del puro istinto visto come nostra unica densità.
Edward Norton alias Brad Pitt è l’apoteosi di un’idea, un mito moderno di doppio superuomo capace di annullare in due personalità ogni tipo di paura, divenendo alleato del dolore per contemplarlo e affrontarlo fino poi a possederlo trasformandolo in un’arma, una religione potentissima poiché appunto priva di materia.
Film e libro sono quasi un capolavoro, forse l’unico difetto emerge dalla grandezza stessa del messaggio. Ci troviamo di fronte a un raro esempio di pellicola corta, minuti in più avrebbero svelato meglio, dipanato e districato le innumerevoli matasse create, per non banalizzare in un finale rapido e spettacolare (sicuramente costretto) un’intuizione geniale…quasi perfetta. |
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Commenti del pubblico |
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Ultimi commenti e voti |
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film bellissimo, una sceneggiatura complicata costruita con perfezione.... le interpretazioni (non solo di Pitt ma anche di Norton) sono fantastiche.... un finale esplosivo in tutti i sensi
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Ammetto che ho avuto difficoltà a valutare questo film. Per tutta la sua durata ti fa seguire la storia, è tutto piuttosto lineare anche se un po' mistico, ma poi BUM, svolta a sinistra. Il finale non è molto convincente, forse è troppo simbolico. Comunque faccio i complimenti agli attori, specialmente a Norton. Non mi sembra questo capolavoro, ma lo consiglierei sicuramente, soprattutto per la sceneggiatura e la storia.
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7
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Grande stile, grande cinismo, grande confusione, grande freddezza. Cult movie che risulta piacevole ma comunque leggermente fuori fuoco. Parte in tutte le direzioni, decolla e atterra con una conclusione che non convince. FIlm per gli occhi e per lo stomaco più che per la mente
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