“Disastro a Hollywood” ha l’ambizione di attaccare il sistema (hollywoodiano) dal di dentro. Barry Levinson non ha però la capacità di essere graffiante fino in fondo e la parte migliore del film finisce per essere il tono divertito con cui i tanti elementi del mondo cinematografico vengono rappresentati. Più che un’analisi è dunque una presa in giro piena di sarcasmo e battute brillanti, forse non molto originale, ma azzeccata nella scelta dei personaggi e soprattutto del cast. Nei panni di un sudaticcio produttore hollywoodiano in crisi c’è infatti Robert De Niro, abile nel dare la giusta intensità a una figura sostanzialmente masochista e nevrotica alle prese con i problemi lavorativi ma anche sentimentali. Bruce Willis interpreta invece sé stesso in versione primadonna violenta e ingestibile, alle prese con una barba prima richiesta e poi scaricata da un cambio di sceneggiatura. Ci sono poi John Turturro, che combatte con le sue debolezze e vittima di atroci disturbi psicosomatici non appena c’è da risolvere un problema, Sean Penn, che interpreta il ruolo di una acclamata star che deve recitare in una pellicola potenzialmente sfortunata, e Michael Wincott nei panni di Jeremy, il frenetico e irritabile regista al quale viene chiesto di rimontare il finale del suo film, eliminando un canicidio 'inutilmente' efferato e virando per un finale più consolatorio.
C’è da dire che “Disastro a Hollywood” non è tutto farina del sacco di Levinson. Il film prende infatti largo spunto da “What Just Happened – Storie amare dal fronte di Hollywood”, romanzo del produttore americano Art Lison (“Fight club”, “Into the wild”), in cui racconta con grande ironia le sue esperienze, il cinismo e le stranezze del suo mondo. Si dice che De Niro, leggendolo, si sia fatto molte risate e abbia detto che se si fosse riuscito a trasformarlo in sceneggiatura avrebbe preso parte al film. Barry Levinson ci è riuscito, dosando dignitosamente ironia e realtà e soprattutto raffigurando il grande circo con molta leggerezza e opportuna fluidità. Mancano un po’ di affondi, quella nota di perfidia che possa – soprattutto nel finale - donare un’identità indipendente al film, quella pillola di vera realtà e aberrazione hollywoodiana. “Disastro a Hollywood” è invece una commedia bonaria, innocua e senza troppe pretese, concettualmente meno sfaccettata della serie-tv Boris, ma più divertente di tanti altri prodotti che cercano di rappresentare il dietro le quinte di un mondo tanto sfavillante quanto squallido e asservito al profitto. |