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Liam sta per compiere sedici anni. Sua madre Jean uscirà di prigione in tempo per festeggiare il suo compleanno, e lui decide di trovare il denaro necessario per comprare una roulotte che porti tutta la famiglia sull'estuario del Clyde... |
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Ken Loach è un regista necessario. Il cineasta britannico si è affidato ancora una volta alla sceneggiatura di Paul Laverty, (Bread and Roses, My name is Joe e La canzone di Carla), per raccontarci la drammatica storia di un sedicenne costretto a sopravvivere in una Glasgow tetra e languida.
Ken Loach è ritornato in Scozia (dove circa 100'000 bambini o adolescenti subiscono violenze all'interno del nucleo familiare) per girare questo melodramma nei confronti di 'qualcuno'; "Sweet Sixteen" è un racconto sul filo della meravigliosa intuizione del protagonista, Martin Compston (Liam), di quella sua palpabile mutazione; dalle disinvolte incertezze dell'adolescenza alle determinazioni testarde di una un'età che s'invecchia di attimo in attimo davanti ai nostri occhi.
L'individuo sottomesso ai piedi di un muro: 'piovono pietre' in un viaggio nella privazione degli affetti. Ma, pure, nella vanità delle illusioni, nell'impossibilità di piegarle alla propria volontà, di inserirle in un contesto sociale e politico dignitoso. Lontanissimo da ogni retorica e intensamente commovente; l'arte, ineguagliabile, di Ken Loach sta proprio in questo: farci accettare una vicenda cosi estrema da apparire 'astratta'. E di trasformarla in un grido disperato di rivolta, in un atto di accusa: non contro gli uomini ma contro il sistema, la logica insensata quanto implacabile che lega quella meccanica (di miseria) e che non può che condure alla sopraffazione, all'annientamento dei sentimenti primordiali.
Premio Miglior Sceneggiatura Cannes 2002. |
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Commenti del pubblico |
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News sul film “Sweet Sixteen” |
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Ken Loach a Roma con "Liberazione" ( 8 Maggio 2006)
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