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Recensione: Come in uno specchio

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Come in uno specchio
titolo originale Såsom i en spegel
nazione Svezia
anno 1960
regia Ingmar Bergman
genere Drammatico
durata 89 min.
distribuzione INDIEF
cast H. Andersson (Karin) • M. Von Sydow (Martin) • G. Björnstrand (David) • L. Passgard (Minus)
sceneggiatura I. Bergman
musiche E. Nordgren
fotografia S. Nykvist
montaggio U. Ryghe
media voti redazione
Come in uno specchio Trama del film
Nell'isola di Gotland una famiglia svedese si riunisce durante le vacanze d'estate: il padre, lo scrittore David, la figlia Karin appena uscita dal manicomio, il marito Martin e il figlio Minus. Ognuno per ciascun altro lo specchio della propria angoscia. Oscar per il miglior film straniero nel 1961, uno dei film di Bergman più segnati dalla tensione religiosa, con Dio nelle vesti di un ragno...
Recensione “Come in uno specchio”
a cura di Andrea Olivieri  (voto: 8,5)
Padre, figlie; figlia e marito della figlia in vacanza su un'isola del Baltico.
Vacanza tremenda, perché non farà che equiparare l'inconciliabilità dei personaggi proprio nel momento in cui i rapporti esplodono con un impeto da terremoto.
Le ultime ventiquattr'ore di una famiglia che non è più tale da un pezzo, in quanto aberrazioni sessuali, incomprensione e schizofrenia hanno già scheggiato ciascuno dei quattro.
Ritmato dalla Suite n. 2 in re minore per violoncello di J.S. Bach, “Come in uno specchio” è un quartetto di figure che apre il cinema da camera di Ingmar Bergman.
I quattro prigionieri dell'isola sono dei "mutanti" a loro dispetto, anche se nessuna mutazione potrà avere un futuro.
La ricerca dell'infinito avviene su due binari principali e su un binario secondario.
I binari principali sono Karin e David. Il binario secondario è Minus. Nessun binario segue il personaggio di Martin, sempliciotto medico positivista, banale, incapace, nonostante la sua apparente gentilezza, di dar risposta all'ansia d'amore che lo circonda. Il binario Karin parte da un presupposto, la malattia mentale, che induce la donna a una sorta di sdoppiamento esistenziale tra la realtà e le sue fantasie.
Diverso è il percorso di David. All'inizio del film è un uomo che sbaglia tutto. Ha sbagliato a lasciare la famiglia, sbaglia pensando di lasciarla di nuovo. Ha portato regali inutili e poco graditi...Ma David è un peccatore in fase di conversione.
Nessuno scorge il proprio male ma lo legge negli altri “come in uno specchio”, come una rivelazione senza scopo.
Straordinario circolo chiuso, in cui roccia sotto i piedi e cielo sopra la testa hanno lo stesso spessore del silenzio.
Oscar 1961 come miglior film straniero.
Commenti del pubblico







Ultimi commenti e voti
Medaglia d'Argento (106 Commenti, 59% gradimento) cartillo Medaglia d'Argento 10 Aprile 2015 ore 13:44
voto al film:   7,5

Utente di Base (12 Commenti, 10% gradimento) marcopecs 6 Novembre 2014 ore 15:38
voto al film:   7

Medaglia d'Oro (264 Commenti, 70% gradimento) mimma Medaglia d'Oro 24 Luglio 2014 ore 15:52
voto al film:   8,5

Utente di Base (13 Commenti, 58% gradimento) Palopa 23 Maggio 2013 ore 22:22
voto al film:   7,5

Utente di Base (0 Commenti, 0% gradimento) martella 12 Aprile 2013 ore 23:59
voto al film:   8,5

Medaglia di Bronzo (77 Commenti, 64% gradimento) Hal9K Medaglia di Bronzo 7 Agosto 2012 ore 10:15
voto al film:   7,5

Medaglia d'Oro (682 Commenti, 68% gradimento) ale84 Medaglia d'Oro 31 Maggio 2011 ore 16:35
2
voto al film:   9

Forse il film più profondo e bello sul problema Dio; certo una delle vette (forse un po' misconosciuta) del cinema "da camera" di Bergman. Quattro personaggi racchiusi in un'isola alle prese col problema dell'oltre, senza vie di fuga. Suggerisce tutto proprio perchè non mostra niente. E dall'ardiità del deserto spunta l'ipotesi che Dio sia soltanto un nome dell'amore. Sembra retorica, me nel film, merito di quattro attori superlativi, di una fotografia tra le più belle della storia del cinema, di una colonna sonora perfetta e della regia insuperata di Bergman, non sembra nemmeno lontamente tale.
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