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Storia di un eroe, Oskar Schindler, industriale tedesco. Dopo una fase di disinteressamento nei confronti del destino degli ebrei, si decide ad aiutarli: li compra, se ne impossessa e li spedisce in un suo campo di lavoro dove staranno al sicuro. Ma con la fine della guerra, trovatosi senza soldi, sarà costretto a fuggire... |
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"Un calamaio ed una manciata di timbri."
Un mazzo di banconote. Ammucchiate com'erano in quell'epoca in una serie interminabile di zeri, scambiate di mano in mano, infilate nei taschini dei servitori compiacenti. I timbri ci accompagnano per tutto il film, usati dagli "addetti alle liste", quelle che decidono chi deve varcare una porta piuttosto che l'altra, scegliere tra la vita (provvisoria) e la morte. Timbri, elenchi, iscrizioni che documentano ad ogni istante come non si sia trattato di un soprassalto improvviso di malvagità, di uno scoppio incontrollato di perversione (istintiva); ma di una calcolata, minuziosa parabola, che ha tracciato con inimmaginabile irraccontabile "ponderazione" uno dei solchi più neri della storia dell'uomo. Si, perché "Schindler’s List" non è "Notte e Nebbia" di Resnais, non è lo "Shoah", non è un documentario, ma nemmeno una finzione che decide di fermarsi ai limiti della descrizione, ai binari che lasciano la stazione, ai vagoni piombati con il contenuto della nostra vergogna. Accanto al "miracolo filmico" di Spielberg, c’è l’assurdità benefica della favola terribile, che riesce a costruire una storia, a far opera di divulgazione sul contesto difficile dell'Olocausto.
Il bianco e nero di una fotografia impeccabile, la perfezione della ricostruzione ambientale, la maestria, l'accentuazione dei movimenti di macchina o della scelta delle inquadrature e il pudore dei momenti intimisti, modificano la "qualità" della nostra emozione, interpretando quel "documento" che ci rinvia la memoria. Ed allora permettiamo a Spielberg di parlarci dei suoi protagonisti di sempre: dei suoi uomini banali, piccolo borghesi, ai quali riesce l'impossibile scommessa di trasformare l'evidenza quotidiana, il destino qualunque in un gesto "nobile". La finzione di Spielberg, si contraddice davanti ai nostri occhi. Riconducendoci alla sua vera natura: quella di una storia autentica.
Vincitore di 7 premi Oscar. |
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Commenti del pubblico |
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