"Giungla d’asfalto."
Il mondo cosiddetto "civile", produce i pazzi del volante, i criminali della strada pronti a misurarsi in un gioco feroce dove le uniche cose che contano sono l'ebbrezza della velocità, la potenza esasperata del motore, le leggi della precedenza a tutti i costi, la stilizzazione metallica di un sorpasso. Il rapporto che si crea infatti tra David ed il camion è di una violenza primitiva (elementare): l’uomo è costretto a lottare per la propria sopravvivenza contro un pericolo illogico. La forza incomprensibile che si scatena nell'essere umano, quando egli, fondendosi con il proprio mezzo meccanico, perde le sue caratteristiche, la ricerca e l'analisi: perché quegli uomini che bevono al banco delle facce e degli atteggiamenti, sono persone in apparenza "normali", e nulla farebbe trasparire la violenza sarebbero capaci di manifestare. Ma "Duel" è anche un "viaggio" rivelatore, per cui l'uomo viene inseguito dall'essenza stessa del male, per ritrovarsi poi, solo davanti ad un universo angoscioso (itinerario interiore) minacciato da una progressiva acquisizione della coscienza e della libertà.
Gestione del ritmo e dello spazio: sono gli elementi principali di una pellicola costruita su un duello moderno di nuovi cowboy pronti a sfidarsi, secondo le regole del progresso, ad una velocità nuova e sempre in accelerazione. Questo processo innesca un’isterica competizione cui il protagonista non riesce a sottrarsi se non abbandonando se stesso, rinunciando e sacrificando l’immagine che lo rappresenta in questo folle duello: la sua stessa automobile. |