trovo Eastwood migliore come regista che come attore; un bellissimo western, finalmente con una storia accettabile al confronto delle più anonime e spesso molto meno motivate sparatorie tipiche del genere; forse solo in alcuni punti un pò lento, comunque riscattato dall'insieme delle esaltanti sequenze finali; quattro oscar, di certo meritati!

che dire di un tale monumento senza tempo? vedo partire da "Repulsion" l'effetto di soffocamento claustrofobico-andante che poi caratterizzerà Rosemary's baby e L'inquilino del terzo piano; atmosfera più che d'autore, polanskiana, appunto; attenzione perchè credo e sento dire che prima di questo film, come thriller- horror si era pressochè a zero; indiscussa immancabile pietra miliare della storia del cinema.

la conquista della libertà scozzese narrata mediante una colossale costruzione cinematografica di Gibson, regista e protagonista; un film che lascia l'impronta a lungo, nobili sentimenti alla massima potenza, scenografia magistrale, violenza definibile a volte eccessiva, ma penso che per il rispetto del realismo..., certo non proprio adatte ai bimbi, certe scene di battaglia, ma allora non esisteva la guerra batteriologica tantomeno le armi da cecchinaggio.. grosse mannaie per scomporre corpi, basta così! vicende non primarie ben integrate, personaggi carismatici; tra i migliori del genere!

credo meriterebbe un voto maggiore, questa storia vera premiata con l'oscar 2008 al film straniero, se non fosse imperniata su di un argomento ormai troppe volte oggetto di "tutto" se non più; comunque decisamente originale rispetto alle note cronache riguardanti l'olocausto, Ruzowitzky compone un quadro fortemente accattivante e magnetico circa un episodio diciamo marginale del noto drammatico lasso storico, mettendo in luce credibilissimi antagonismi idealistici nello stesso interno dei compagni di probabile malasorte; sembra un pò troppo enfatizzata la caratterizzazione di Salomon, ma ritengo questa l'unica cosa appuntabile ad un film davvero bello.

secondo capitolo della saga "Bourne"; cambio regista (lo stesso Greengrass che troveremo anche nella terza parte) con conseguente cambio impostazioni (ma ciò neanche troppo in evidenza); immediato amaro in bocca causa morte di Marie, Jason rabbioso, più addestrato che nel primo capitolo; micidiale inizio di tremenda vendetta, che culminerà nella terza parte, più psicologica delle precedenti ma finalmente chiarificatrice, dove vedremo Pam (pezzo grosso della corrotta agenzia segreta) prendere le sia pur "ufficiose" parti del nostro eroe; nel complesso un godibilissimo trio di pellicole esaltanti una possibile interiore ribelle aggressività, ma il tutto comunque sempre all'insegna di un sano ritorno al lato buono presente in noi tutti.

è una trilogia, quella di Bourne, da seguire più delle altre se si desidera capire, a mio parere; "identity" è il primo capitolo, come di consueto migliore dei seguenti, americanata "limitata", ovvero priva delle solite esagarazioni tipiche; niente eccessi o quasi, a parte la (magari anche un tantino credibile) totale o quasi invulnerabilità del protagonista, sempre e solo alla ricerca del ricordo smarrito riguardante il suo passato; bel film con riserve, ok, ma esiste tanta robaccia sullo stesso binario decisamente peggiore.

produzione colossale, Farrell magnifico come di solito, ma la cosa che più colpisce penso sia la "foto" degli autoctoni, primitivi più apparentemente che altro, almeno per il 1600, non "violentati" da qualsivoglia sentimento che si discosti sia pur di poco da un'immagine di estrema purezza d'animo, sotto ogni possibile inquadratura; ciò penso sia la cosa che più di ogni altra renda il film quasi un capolavoro; brava e bella lei, ottimi tutti, buon realismo, forse inutile il commento fuori campo che sembra dover sottolineare qualcosa che già lo è dallo splendore dell'insieme. Da vedere.

Verdone lo vedo sempre volentieri, pure se devo ammettere una certa staticità del tipo di gag in genere da lui mosrtata; scelsi questo blu-ray tra altri due o tre che m'attraevano in modo analogo, confesso, solo per la peculiarità, ancora troppo rara, per me, di quello in questione, di avere il sonoro non compresso (pcm), una vera "full immersion" acustica nel tutto, non esite alcun dolby, dts, master audio o che sia che tenga; ok, già convinto di aver scelto un'esperienza più sonora che altro mi trovo invece davanti ad un lavoro apprezzabile, concreto, moralisticamente sincero; in una parola guardabilissimo; forse anche qualcosa di nuovo, sempre però a parer mio rispetto alla suddetta staticità; comunque godibilissimo; raccomando il blu-ray, ovviamente!

premiatissima storia vera, la più che drammatica pellicola di Schnabel mi è piaciuta moltissimo; attenzione però allo stato d'animo con cui la si affronta, è davvero uno dei top per pesantezza ed angoscia, questo resoconto visto dall'interno riguardante le micidiali pulsioni provate da un uomo nel passaggio da una vita attiva, piena e realizzata ad una di inevitabile semi-vegetazione; stupendo comunque il contesto, con la farfalla, unica immaginaria e nel contempo realistica via di fuga dallo scafandro immobilizzato di un ormai affondato corpo materiale, augurata come positivo traguardo spirituale ai propri cari; commovendo direi che c'è da riflettere circa i vari modi di specchiarci che possiamo crearci da "normali"; molto bello.

il mio giudizio sarebbe sicuramente più alto se la commedia (...?) di Freundlich terminasse con un finale che non sia proprio il massimo del tipico "happy hand" americano (chiedo venia per i possibili errori verso una lingua mai studiata; assurdo, i casi della vita!); ne avevo comunque sentito parlare malissimo riguardo praticamente tutti gli aspetti, a me invece è parso che l'unico dei suddetti che si fa notare in negativo, oltre il gia citato davvero inaccettabile termine (solo 3 min., però), sia il frazionamento in "gags" piottosto scorrelate tra di loro ed a volte prive di conseguenzialità; deglutito ciò ne esce uno spaccato di situazioni familiari tipiche, nella media e non solo in quella americana, che possono benissimo attirare l'attenzione; sufficente!

credo di aver raggiunto la massima obbiettività nell'apprezzare questa rivisitazione di un chè di ormai troppo visto solo alla quarta o quinta visione, rivisitazione che penso non poteva far altro che parlare con accento americano; tratti di comicità, raffinati schemi genialoidi del nuovo Holmes del quale inoltre colpiscono molto le capacità "pugilistiche"; bravissimo anche Law, il personaggio di Irina (Irina?) fa epoca.. un centro quasi pieno...

mi aspettavo meno da questa pellicola, avendone sentito parlare non proprio bene in precedenza; invece ho visto un bel film, decisamente coinvolgente, a mio parere; credibilissima scenografia, forse un tantino meno la spigliatezza di lei, ad un passo dalla follia spacciata al contrario si per "estrema" ma comunque possibile; nel complesso il film imprigiona l'attenzione per tutta la sua durata.

giustamente considerato"cult", il film di Stone ritrae un settore specifico del famoso"sogno americano"con tutto ciò che bonariamente si usa definire"easy"confrontando i percorsi di"raggiungimento obbiettivi"tra il vecchio ed il nuovo mondo, attribuendo quell' "easy" al secondo, come da copione;trovo il tutto molto ben fatto (Stone!),ritmo incalzante senza troppi"estremismi",credibile con le riserve del caso;forse eccessivo il divario iniziale tra la maestria del"guru" Gekko (uno stellare Douglas) e la"tontolaggine" dell'alunno, spicca infine la figura del padre di quest'ultimo che nel finale boccia decisamente la morale del figlio considerandola parassita a fronte di ben più solide realtà di vita, nel caso indicate nella costruzione di qualsivoglia cosa a fronte di un chè di almeno ben più impersonale;(ciò-ndr-non mi trova d'accordo, essendo l'attività di Sheen proprio il mio campo-onestamente!-);comunque bellissimo, alle stelle con poca esperienza in materia!

manfool commenta il film usando sole due frasi; la prima mi trova perfettamente d'accordo, mentre al posto della seconda inserirei le medesime parole usate da Clavius... niente di mio.. angoscia a containers..

da storia di purtroppo solita malavita "immigrata", il film di Spielmann cambia decisamente con ottimo effetto sorpresa in profondo psicodramma dalla morte di Tamara, approfondendo aspetti interessantissimi (in questo caso riguardanti l'impossibilità di un eventuale termine di un sentimento forse non primario, la rabbia, davanti al "non ritorno" mortis causa) presenti a volte dentro di noi; davvero stupendo il quadro contestuale, polizziotto davanti a tutto con il suo senso di colpa che addirittura riuscirà a pacare l'ira di un apparente feroce e determinato personaggio est-europeo, dipinto come da copione più cinico della media..; bellissimo, commovente, portatore di pace interiore; non mancatelo.

sicuro che molti non condivideranno l'alta votazione da me data al film, direi che essa scaturisce da una singolare caratteristica che la pellicola ha nei miei confronti: ritengo "il signore del male" l'horror più horror che conosca, e ne ho visti infiniti essendo un genere da me più che gradito; lo rivedo sempre con piacere e con immutata vera paura (scene che conosco ormai a memoria); massimo esoterismo in mataria la scena del rumore di fondo, anche il fotogramma di chiusura fa il "botto"! per me un must (o IL must) del genere, ne consiglio la visione in solitario, buio totale e già "configurati" per il massimo della tortura virtuale...

film francese dal ritmo non troppo pedante come di consueto, non lo vedo drammatico (è istintivo in me dare questo giudizio considerando il messaggio veicolato al termine, ovvero la mira tenuta dal regista verso il pubblico, da evincere appunto considerando a grandi linee il tutto), in quanto si termina con l'accettazione della piccola ed impreparata madre a tenere il proprio bimbo, rinunciando all'idea del parto "in anonimato", cioè a far adottare il piccolo; determinante in questo il breve ma intenso rapporto con la datrice di lavoro, emblema di guida ed esempio per la piccola, che vedo faticare non poco per selezionare i lati buoni della "maestra"; coinvolgente, ottime interpretazioni , meritatissimi riconoscimenti.

crudo e secco ritratto di un "inconsapevole infantile", messo a segno con apparente (accentata) ingenuità dal bravissimo protagonista, troppo giovane per capire la gravità di un drammatico evento tendente ad un presunto miglioramento di una situazione troppo pesante per il momento di vita dei due poco più che ragazzini; le giocose rincorse sui prati , nel liscio passaggio al dramma, denuncia forse il voluto disinteresse verso le sorti di persone ancora non in grado di nuocere, lasciate di conseguenza a loro stessi, liberi di sublimarsi come di affondare nell'orrore; "Bruno" e "Sonia" stellari, scena finale emblematica; istruttivo, da vedere.

il film "va in discesa" (hei, Spielberg!)!! parte qualcosa di estremamente originale e divertente, poi man mano c'è un calo di tono inammissibile, sopratutto visti i nomi vari .. (Spielberg, Kaminski); a mio parere sufficente solo per un motivo: dopo la visione di "the terminal" ho finalmente (credo) capito il calibro di Hanks; una parte non facile presa con una naturalezza ed una bravura nel calarsi nel personaggio che davvero impressionano; purtoppo, ripeto, il finale delude, ma sempre meglio e più "diverso" (il film nel complesso) della solita sparatoria coi fucili a pompa!

di film sui vampiri ne avrò visti a decine di dozzine, questo forse spicca su tutti se non altro per l'idea di non costruire il solito horror ormai scontatissimo..; tentativo, penso più riuscito che non, di rendere credibile qualcosa facente parte del l'immaginario temibile, provando con trasparentissimo forte impegno (a partire dal cast) a motivare tramite appunto una comune intervista qualcosa di impossibile da motivare..; ne esce infine un simpatico collage che anche presentando le inevitabili incongruenze sostituisce i tratti horror con tratti comici o giù di lì, riuscendo comunque ad intrigare, almeno per originalità; ottimi effetti, consiglierei il blu-ray.

un bel film, parecchi riconoscimenti, infatti, tanti bei passaggi spesso commoventi, poetici, ecc., però solito tema ormai purtroppo eccessivamente abusato, e credo quasi sempre a causa di ns ancoraggi, per fotuna in obbligata via d'estinzione, a schemi obsoleti e diciamo "conservatori"..(ma come sono buono stasera, eh?); efficacissimo il cast, nessuno escluso; serio ed attuale, non diverte sicuramente, estende un chè di conosciuto quì da noi al di fuori dei nostri cari confini, geografici, sopratutto.

trovo difficile commentare questa pellicola a mio parere "polifronte"; indubbiamente ipnotizza letteralmente lo spettatore, ma penso sia la ragione determinante ciò ad essere di vero rilievo; scontando il netto caricare la storia (voglio sperare!) per centrare l'obbiettivo, esso sembra raggiunto più che mai (escludiamo il finale, quì perde un pò di tono); ma in che modo interpretare il mess. veicolato? atroce psicodramma sul top assoluto del genere o sadico efficacissimo sunto di tutti quelli che provocano incidenti decelerando senza appar. motivo per morbosa curiosità verso una altrui disgrazia? il voto che dò in effetti "segue la corrente", serebbe per me o da 10 o men che 0... sarà il mio carattere, ok, ma vorrei tanto capire il livello di purezza che pervadeva i vari "costruttori", a suo tempo!; comunque, stati mentali a parte, consiglio decisamente la visione di quello che penso potrebbe anche essere motivo di un ns valido sguardo interiore.

Magnolia è davvero un completissimo rapporto su di una globalità ovvia quanto sconoscuta, sacrificata probabilmente dalla frenesia giornaliera che ci priva di tanti momenti nei quali dovremmo forse fermarci a riflettere invece di correre stressati come di solito.. originalissimo, richiede penso più attenzione della media, se lo si desidera "metabolizzare" come di certo merita

qualcosa di diverso, finalmente; in positivo, ovviamente! lasciando ad Olivieri l'analisi che trovo impeccabile dei molteplici aspetti mossi in superfice da Saleem prima allocati in terre meno illuminate di noi stessi, il tutto accompagnato da più che professionali precisazioni (può sembrare ironico, ma non lo è, davvero complimenti per tale centrata analisi!), mi limiterei ad aggiungere ciò che colpisce me personalmente riguardo il film in questione, oltre alla ovvia, come si dovrebbe capire, piena condivisione delle parole di A. Olivieri: la "staticità" della fotografia; la cinepresa resta immobile inquadrando uno stanzone ove si svolge anche più di un evento, e ciò sembra quasi un "dictus" dell'opera, evidente per tutta la sua durata; quante diverse inquadrature se americano, italiano o che so? e quanti effetti, sopratutto nel 1o caso? vi assicuro che questo lo noterete con positivo stupore! notevole anche la capacità di coinvolgimento ambientale; coprirsi bene! avrete freddo a + 25

giustissime le "3 righe".. però penso che defunto Lumiere (?) un film non sarà mai più dovuto per forza essere la realtà fatta immagine, tramutatosi prontamente volendo anche (sopratutto?) in valvola di sfogo, in candidato all'innalzamento dell'ego, probabile "flebo" di mana dal segnio +; ben vengano quindi tutti i generi possibili, purchè ne si esca esaltati da valori anche se finti ma caratterizzati da quel + candidato a veicolarci comunque qualcosa di positivo, come appunto penso di "world invasion", per me capolavoro, non ultimo perchè i "marziani" riesono a prendere un ruolo secondario rispetto ai "nostri", cosa quasi mai vista se non nei vari finali... stellare M. Rodriguez; in blu ray dà davvero tanto!