Giornata tutto sommato tranquilla al Lido, specchio di un’edizione che stenta a decollare: i flash per Anne Hataway testimoniano il disagio nel parlare di cinema, un cinema qualitativamente mediocre quello proposto dalla Mostra 2008. C’è sete di glamour, e le parole di Marco Müller lasciano intendere che dalla prossima edizione Venezia potrebbe arricchirsi del vuoto che lascerà Roma, destinata ad essere sepolta – almeno per quanto riguarda il glamour e le star internazionali – dalle scelte della nuova dirigenza. Anne porta con sé il fascino di un personaggio diventato icona (ne “Il diavolo veste Prada”) mentre si presenta come icona distrutta (“Rachel Getting Married”, per l’appunto in concorso oggi) senza cambiare mondo: prima donna comune a cui si aprono le porte del mondo della moda, adesso modella a cui si chiudono, tossicodipendente e per anni costretta ad un centro di riabilitazione. Dalla commedia al dramma, Venezia ci regala una Hataway giunta al passo tanto atteso; a farle da padrino è Jonathan Demme, e colpisce come la stampa – che non è un alter ego della televisione – si concentri sulla futura diva lasciando così in disparte il regista di “Philadelphia” e “Il silenzio degli innocenti”. Il quale, senza reclamare spazio, a domanda, risponde: “questo film parla del dolore che scorre tra i protagonisti di un matrimonio che sembra perfetto, almeno nel suo svolgimento; questa famiglia che si riunisce e si scontra rappresenta l’America, quella che conosco e che amo”. Centro.
Sotto silenzio il secondo film d’animazione in concorso, “The Sky Crawlers” di Mamoru Oshii, che dovrebbe esser tenuto in forte considerazione non fosse altro per l’area geografica di provenienza, con giurie quasi sempre orientate ad oriente… Mamoru parla di ragazzi e di guerra, e riesce a farlo con sentimento: se non passa il messaggio sbagliato è un punto a suo favore.
Segnalando Agnès Varda fuori concorso con il suo documentario “Les plages d’Agnès” (la spiaggia metafora, se non proprio rappresentazione, della vita) si continua a parlare d’Italia, a riconferma che ci troviamo di fronte all’edizione più attenta al nostro cinema da moltissimi anni a questa parte: Silvio Soldini, in concorso all’ultima Festa di Roma, a Venezia porta un documentario sulle coop, tuffandosi – come di consueto – nelle problematiche del mondo del lavoro. “Un paese diverso”, presentato nella sezione “giornate degli autori”, è un film importante e in quanto tale non godrà di una distribuzione facile. E’ contro la disinformazione, racconta storie vere, le sue protagoniste non saranno modelle tossicodipendenti al prossimo festival.
Sale la nebbia, forse è l’umidità dei canali, forse è il fumo dietro al quale non si vuole nascondere – per carità, i martiri fanno audience – ma mostrare male alcune cose. Umidità o fumo? Pensare male non serve un gran ché, quindi – senza smettere di riflettere – serve anche guardare a domani: da una parte “Yuppi Du”, dall’altra il concorso con “The Hurt Locker”, attesissimo film di Kathryn Bigelow, da un’altra ancora Ermanno Olmi, con il suo Leone alla carriera. Quando il sole inizierà a martellare l’umidità si diraderà. Tutto quel che resta, lento o rock che sia, è fumo. |