la critica più spesso mossa a questa pellicola è la sua scarsa attinenza alla Storia. Verissimo, ma qui nessuno amio avviso voleva fare un film storico, e lo si capisce già dal fatto che i personaggi storici (Commodo su tutti) sono stravolti per meglio adattarsi all'intento del film, ossia creare un'Epica, e l'Epica, notoriamente, parte dalla Storia ma se ne distacca per comunicare messaggi che la Storia in sè, col suo caos e la sua molteplicità, non sarebbe in grado di offrire. Ora, se lo vogliamo considerare un film storico, non merita più di un 6. Se invece lo consideriamo un film epico (e dunque metastorico, come io sarei più propenso a considerarlo), merita almeno due punti di più.

e somiglia un sacco all'italiano gorbaciov, con tony servillo, sia per quanto riguarda la trama che per quanto riguarda il protagonista!

un capolavoro, pochi film sono stati così densi di suggestioni

un film garbato e ben girato, piacevole e con un (lieve) tocco surreale che non guasta. Il messaggio non è originalissimo ma tant'è, in fondo ci sono diversi film di Allen in cui il messaggio è subordinato all'intrattenimento (vedi Scoop). In sostanza una commedia consigliata anche se ben lontana per spessore da altri film di Allen anche recenti (Basta che funzioni era tutt'altra cosa)

delicato e amaro, con una trama semplice e efficace, si dilunga forse un pò troppo nella seconda parte, ma non è questo gran difetto

uno dei migliori film dell'anno, tematiche serie (strapotere degli istituti di credito, la morte da giovani) e trattate con conoscenza della materia e delicatezza, tocco leggero e asciutto, mai invasivo ma neppure distaccato, in grado di evitare fastidiosi patetismi, ottimi interpreti (soprattutto la Gillain, una scena su tutte quella del lago, sembra stia annegando per davvero), una trama semplice ma solida, comprimari credibili anche se messi un pò in disparte, in sostanza uno dei migliori film visti negli ultimi tempi

--Joker era un character credibile perchè il suo desiderio di distruzione era ancestrale e istintivo, irrazionale, meno credibile appare l'ideologia dei membri della Setta delle Ombre (qualcuno mi deve spiegare come è possibile cambiare gli equilibri mondiali ammazzando qualche milione di persone con una bomba, il cambiamento del sistema passa attraverso canali più complessi, e in questo riusciva meglio il Joker coi suoi "esperimenti sociali"). Probabilmente la trilogia sarebbe stata migliore se anzichè ricollegarsi al primo film si fosse continuato sulla scia del secondo (a mio avviso un capolavoro del cinema a tutto tondo, e non solo un ottimo film di genere come il primo). In sostanza un film buono e "necessario" nell'ottica della trilogia, ma la delusione dopo il secondo ci sta tutta

cerchiamo di fare un pò di chiarezza... prima di dire qualunque cosa riguardo a questo film è necessario tenere conto che si inserisce in una trilogia, quindi non lo si può valutare prescindendo dai due film precedenti di cui riprende e anzi completa le tematiche. Detto questo...il film non è certo brutto nè povero nè banale, costiutuisce se vogliamo una sorta di "cappello" ai due film precedenti, un trait d'union, e proprio in questo desiderio di dare circolarità alla narrazione si trova forse il difetto di questo film, imbrigliato in troppe scene che possono essere viste come "necessarie" ma proprio per questo trattate troppo sbrigativamente dal regista (vedi tutto il discorso reattore&investimenti sballati), che probabilmente aveva fretta di concentrarsi sul film "vero e proprio" (la famosa "uscita allo scoperto"). Risibile il profilo psicologico di Miranda Tate, un pò meglio (ma non tanto) Bane, decisamente azzeccata Selina Kyle, la migliore new entry. Aggiungiamo pure che mentre--

giocattolone trash e volutamente parodistico (vedi le barzellette su/di chuck norris/booker), raggiungerebbe una risicata sufficienza se ci fosse una trama

un film praticamente perfetto, dagli attori alla ricerca storica, dalle inquadrature al plot (soprattutto il finale amaro)

interessantissimo esperimento figurativo e narrativo, con la tela che diviene pellicola e viceversa. la lentezza è caratteristica necessaria del film, la plasticità di certe scene forse no

un film che poteva durare venti minuti, il messaggio c'è ma è talmente banale che diluirlo in novantadue minuti (in assoluto neanche tanti, anzi) te lo fa praticamente scordare. buono per critici annoiati

tante buone idee per un film che sa di inconcludente

la quintessenza del vampiresco, si vede che la Rice è innanzitutto una fan di questo tipo di atmosfere. Bravissimo Jordan, decadente, esteta e morboso. bravo anche Cruise, stranamente...

sceneggiatura scontata, un duchovny che non si può vedere e un messaggio rassicurante e falsissimo: "c'è qualcosa di diverso tra noi e loro, noi proviamo rimorso". Milgram si sta rivoltando nella tomba ancora adesso

nel suo genere un capolavoro. si dice che è superficiale, ma in realtà sono i suoi personaggi ad esserlo, il film in sè e per sè si limita a mantenere un (esilarante ed impeccabile) registro da demenzial-comico (anzi, si può dire che reinventi il filone, che non aveva avuto grosse innovazioni dai tempi di animal house). in pratica questo film rappresenta in maniera fedele le ansie e le speranze di una generazione, generazione che in massima parte (come ogni altra, d'altronde) è composta da individui superficiali e banalotti, che certo non vanno ad analizzare le implicazioni filosofiche, etiche o sociali dei propri comportamenti come vorrebbero i critici di tutto il mondo (e di tutti i tempi). brutta belva lo snobismo intellettuale

nel valutare un film, bisogna scegliere se valutarlo rapportandolo al Cinema nel suo insieme o se invece giudicarlo tenendo conto dell'obiettivo che il film ha. Questo è un film che ha come obiettivi 1) far ridere 2) ritrarre con fedeltà una generazione, senza particolari riflessioni in proposito. Quando l'ho visto ho trovato piuttosto credibili i personaggi (per il semplice fatto che conosco un sacco di gente praticamente uguale a Kevin, con la sua sconcertante pochezza, o a Finch, col suo belletto di cultura da bignami) e mi ha fatto letteralmente morire dal ridere. Perciò, per quanto mi riguarda, ritengo che nel suo ambito sia un film riuscito. Inoltre, nel corso degli anni questo film è diventato un cult, magari tra trent'anni uscirà fuori un Tarantino2 cresciuto a pane e Stifler che lo citerà come riferimento, e allora giù tutti a dire "gemma oscura", "tesoro dimenticato" e amenità simili. Brutta belva, lo snobismo.

le gag sono divertenti come al solito, ma sentir dire "anche se ti sei venduto non c'è niente male" mi fa venire i brividi. Verso il finale poi si affloscia pesantemente, sembra veramente la cena di classe de "il tempo delle mele". Meno male che c'è Stifler

vorrei sottolineare che l'intento di V per tutto il film è coinvolgere la popolazione britannica nella "sua" rivoluzione (e questo è rappresentato esemplarmente dalla scena dei rivoltosi con la maschera di Guy, ed è richiamato da Evey stessa quando risponde alla domanda "chi era V?"). Di conseguenza ciò che veramente permette a V di riuscire dove Winston fallisce è la capacità di condividere il proprio coraggio, che altrimenti a ben poco servirebbe. V è l'anti-individualismo in carne e maschera

claustrofobico e angosciante, sullo sfondo il tema della memoria come "collante" dell'io, un film che ha cambiato il modo di fare il thriller

il tema dell'ossessione per uno dei film più stupefacenti della premiata ditta Nolan&Nolan

classico film col nero simpatico e un pò rozzo che dispensa saggi consigli al bianco colto e ricco ma ancora ignorante della vita. Ha dalla sua la bravura degli interpreti (soprattutto Cluzet), il ritmo leggero ma spesso malinconico, le bellissime musiche di Einaudi e la sceneggiatura piaciona ma piacevole. Meno bene il personaggio di Driss, classico nigga da ghetto ricalcato sullo stilema di personaggi alla Will Smith o alla Eddy Murphy (ma Omar Sy è molto bravo a dare un'interpretazione comunque personale)

film divertente e piacevole, educato e ben girato. Non convince molto dancy, molto meglio la gyllenhaal, ma ha meno spazi per dimostrarlo. Si poteva forse osare qualcosa di più, in particolare non piace allo spettatore la patina di conservatorismo/perbenismo vittoriano di cui tutti i personaggi sono imbevuti (a parte il personaggio di Charlotte, che però è stereotipato oltre misura e collocato psicologicamente fuori dalla sua dimensione storica)

film banalotto e formato video-game, decisamente già visto. schwentke si conferma come un discreto regista afflitto dalla mancanza di buoni sceneggiatori (cosa che emergeva con ancora più forza in flightplan - mistero in volo)