Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Cannes 2005 16/05: Cannes al giro di boa

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a cura di Vaniel Maestosi
La più grande sorpresa dei giorni scorsi, ad esclusione del respiro in stereofonia di Darth Vader che ieri pomeriggio sulla Croisette ha fatto andare in visibilio migliaia di fans, è stato l'exploit di Michael Haneke che con il superbo Caché sta sbilanciando ogni pronostico a suo favore. Per la sua nuova fatica, co-prodotta anche dall'Italia, hanno strettamente collaborato le star francesi Daniel Auteuil e Juliette Binoche.
Difficile semplificare Caché nella vicenda del conduttore di una trasmissione tv sui libri che viene spiato da qualcuno, il quale gli spedisce a casa vhs e disegni dove è ritratto un uomo sgozzato. Questioni di famiglia alla fine, di fratelli adottivi che pare si vogliano vendicare, ma soprattutto riflessione sulla visione, sullo sguardo di chi fa cinema e ancora di più estremo atto di provocazione antiborghese, che colpisce gelidamente nel segno.
Più delusione invece per Marco Tullio Giordana. Il suo Quando sei nato non puoi più nasconderti assomiglia più a uno sceneggiato TV e in certi istanti ha provocato tra gli spettatori più involontaria ilarità che sentito patimento. Si parlerà di immigrazione e di presa di coscienza sull'argomento di un ragazzino, ma per il regista milanese i gloriosi anni '80 del cinema italiano con tutte le loro pecche e i loro limiti “d’esportazione”, sembrano essere passati invano.
Giornata di provocazioni e grande cinema è stata, invece, quella appena passata. A Cannes sono sbarcati David Cronenberg e Lars Von Trier. Il primo con il divertissment A history of violence, secco e coreografico circumnavigare attorno alla famigliola di Viggo Mortensen che abita tranquillo in un paesino dell'Indiana assieme alla bellissima mogliettina Maria Bello. L'aver sventato la rapina dentro al suo diner e l'aver ucciso i due spietati esecutori dell'atto, riapre nel suo futuro prossimo, un passato di mafia e killer che pareva aver dimenticato. Cronenberg che si è presentato sulla montée de marches, con una grande macchina fotografica munita di flash per immortalare i fotografi che cercavano di ritrarlo, ha ipotizzato l'impossibilità dell'uomo di escludere dal suo vivere quotidiano l'uso della violenza.
Il grande Lars Von Trier si è dilettato nella provocazione con Manderlay. Sostituita la Kidman di Dogville e messa al suo posto la Bryce Dallas Howard (figlia del regista Ron) è passato al tema della schiavitù della popolazione di colore negli Stati Uniti degli anni '30. Il pellegrinaggio della protagonista Grace si ferma in Alabama a Manderlay, dove grazie ai “noti” gangster del padre cerca eticamente di togliere il gruppo di neri della piantagione in loco, dal grinfie dei bianchi. Ci riuscirà con estrema fatica e con un finale aperto alla terza puntata della trilogia in terra americana del regista danese, che si sa, gira tutto in studio nella patria natia, la gelida splendida Danimarca.
Smorzato anche lo scandalo che avrebbe dovuto portare sulla Croisette Carlos Reyagades, con il suo Batalia en el ciel. Le scene di sesso tanto strombazzate, si legano ad un discorso più generale di cinema che riflette sulla decadenza e l'insicurezza dei corpi che popolano il film del regista messicano. Tra questi spicca la presenza della giovane Anapola Mushkadiz in tutto il suo splendore.
Non resta che aspettare il gran finale e vedremo chi vincerà...
Il nostro favorito è Caché, il più bello "il fuori concorso" Match Point, Woody lascia sempre il segno.