Solitudine affettiva e disagio esistenziale caratterizzano la vita di Amelie Poulain, una vita che la protagonista sublima attraverso il filtro della sua ricca immaginazione e la costruzione onirica di infiniti mondi interiori con cui dilettarsi. Meravigliosamente originale e follemente visionaria eppure così sensibile e vera, Amelie vive chiusa nel suo universo, nei suoi sogni. Il problema è passare dalle fantasticherie alla realtà, non limitarsi a osservare da lontano le vite degli altri. E il pretesto le viene offerto da una prodigiosa quanto singolare scoperta! A coronamento della storia brilla su tutto e coinvolge anche la bellissima colonna sonora! Consigliato a chi non ha perso la voglia di sognare...

Concordo con Ale84. Ma perchè il "nuovo" cinema italiano sembra fatto in serie? Cosa aggiunge questa pellicola al tanto celebrato "L'intervallo"? E perchè annoia? Siamo a Palermo e a Palermo, si sa, di malavita si tratta, non ci sono altri temi. Un fortuito incontro con una non vedente imprime una svolta che alla fine si rivela fatale per la vita di un novello Schwarzenegger. ll ritmo esasperatamente lento,idialoghi e la colonna sonora praticamente inesistenti, le inquadrature quasi sempre fisse e al buio, l'atmosfera asfittica conducono a fatica lo spettatore verso un prevedibile finale. Convincente l'interpretazione dell'attrice, inusuale il ruolo di Lo Cascio.

Concordo con la redazione: bella la definizione di regia ipnotica come una carezza sugli occhi...seducente e lacerante. E' proprio così. Una carica di attrazione perversa si sprigiona e conduce i personaggi verso il loro ineluttabile destino. Come in "Old boy" anche qui le motivazioni sono da ricercare nell'infanzia dove ha origine il carattere dell'individuo, la sua formazione, il male interiore. Grazie alla regia avvolgente, al montaggio delle scene, alle raffinatezze stilistiche di forte valenza simbolica messe in opera il film risulta in ogni sequenza sempre estremamente appagante, anche al di là dei contenuti espressi. Un pò horror, un pò noir, ricco di immagini spettacolarmente intense e liriche, riesce a meraviglia nello scopo per cui viene realizzato, quello di tuffare lo spettatore in una magica atmosfera per circa due ore senza fargli pensare a altro.

Nella prima parte il film sembra tratteggiare un ritratto della Romania odierna come un luogo dove imbrogli e corruzione costituiscono una prassi accettata da tutti, poliziotti compresi. La seconda cambia registro e diventa introspezione nel delineare il conflittuale rapporto tra una madre non rassegnata ad accettare di perdere il controllo completo sulla vita del proprio (unico) figlio, a non consentirgli di realizzare scelte autonome, e un figlio che, a sua volta è reso inetto dalla presenza soffocante di lei. Il film è nudo, scarno e essenziale, è realizzato con pochi mezzi,il ritmo è un pò lento, assente quasi del tutto la colonna sonora, eccezion fatta per la meravigliosa creatura di Gianna Nannini, presente in una bella scena in cui la protagonista balla e nel finale. Da vedere.

Non condivido il commento negativo della Redazione: io mi aspettavo un film di pura matrice medio orientale, invece mi sono goduta una storia coivolgente, di ampio respiro, ben strutturata, sicuramente superiore al tanto decantato "Argo". Il pakistano Changez ama l'America, crede nel sistema meritocratico ivi imperante perciò compie i suoi studi negli States nutrendo ambizioni altissime. Ma quando ha raggiunto l'apice del successo professionale è la stessa America a ripudiarlo. Per puro caso vive il grave momento storico dell'attentato alle torri gemelle e il clima xenofobo che ne derivò, insieme ad altre negative vicissitudini. Perciò è costretto ad andare via ma anche in patria non si ritroverà più. Il passaggio cruciale è quando si sofferma a pensare a come il fondamentalismo americano, legato a una logica di sopraffazione e profitto non sia molto dissimile da quello musulmano, basato sul Corano. Entrambi impongono dettami, dogmi, da cui lui rifugge per affermare il libero pensiero

Film di straordinaria potenza e impatto emotivo. La forza strabordante dell'amore come atto di fede, assoluta, che si autoimpone il sacrificio e chiede il miracolo. Vibranti e intense si vivono dilatate sul grande schermo le emozioni dei personaggi al cospetto di una società algida e inumana nel suo religioso moralismo. Molte sono le affinità tematiche con "il sospetto" che ho visto prima; ma in effetti come potrebbe essere diversamente, dato che Von Trier è maestro dell'altro regista? Chi può vada a ricercare entrambi i films: meritano grandemente

Non solo il titolo ma anche la struttura rimandano all'"Holy mountain" di jodorowskyana memoria.Di citazioni dotte e di simboli il film ne contiene sicuramente anche altri, ne è per così dire strabordante e ognuno potrà ritrovare i riferimenti del caso secondo la propria personale conoscenza.Uomini condannati a vivere esistenze diverse, a interpretare ruoli differenti, a calarsi di volta in volta nei panni del moribondo, dell'assassino, del pazzo, del mendicante, del padre di famiglia... tanto da non ritrovarsi più come esseri umani in un universo privo di un filo logico narrativo tradizionale dove il grottesco si spinge decisamente un pò troppo fuori misura. Quale sarà stato il significato della scena del folle? E c'era proprio bisogno della moglie gorilla? Il film comunque si lascia vedere fino alla fine ma non è per tutti.

Non è un'idea nuova: già ne "L'erba di Grace" arzille vecchiette sbarcavano il lunario dedicandosi alla coltivazione della cannabis. Qui invece si tratta di spaccio vero e proprio e di...pasticceria. Pur non essendo molto educativo come film (tra le righe e nel finale sembra anzi un inno alla liberalizzazione delle droghe leggere) pur sempre di commedia si tratta e si lascia seguire, tra alti e bassi, con partecipata ilarità.

La Moreau è davvero sempre mitica e in gran forma ma anche gli altri attori non sfigurano, nella loro diversità, al suo cospetto. Un'aura emozionale avvolge le loro vite interiori fatte di silenzi, di sguardi profondi e di scarni dialoghi in questa umana vicenda molto delicata, quasi intima, forse apparentemente troppo semplice e sicuramente non originale nella trama ma la cui impressione rimane a lungo nella memoria dopo la visione. La stessa Parigi è una città dell'anima, attraversata come è quasi sempre di notte, con le luci soffuse, spoglia e malinconica, magica e pregna d'atmosfera. Il film si lascia vedere con piacere e partecipazione.

Ma dietro la brillante superficialità di Jap cova il rimpianto, la consapevolezza della perdita irrimediabile di un sentimento autentico cui aggrapparsi quando l'età avanza. Egli non è più motivato perchè ha già esplorato tutta la grande bellezza, ha già avuto tutto dalla vita. Sorrentino, consolidato professionista cesellatore di scene indimenticabili procede per guizzi, invenzioni, perseguendo una sua coerenza narrativa, questo è certo. Ma i vari episodi del film ( il "chirurgo estetico", il funerale, le feste orgiastiche, il cardinale/chef, le performances artistiche, etc..) non sono saldati gli uni agli altri e alle volte si procede fra cadute e elevazioni di stile generando numerosi cali di tensione.Comunque una piacevolissima visione!

Non è un capolavoro ma un film un pò disarticolato che procede per lampi di intuizione e di genialità originati dalla lucida follia creativa di un regista che mira sempre a stupire. Il tema della decadenza dell'alta borghesia romana e della corruzione dei valori etici in seno ad essa, come già rilevato dai precedenti commenti, è stato già proficuamente affrontato dalla letteratura e dal cinema (oltre che fellini qui v'è anche di Scola de"La terrazza") ma questi elementi non convergono in una banale copia ma si incanalano in una peculiare direzione molto spettacolare. Sorrentino cucendo, com'è d'uopo, una pellicola addosso all'istrionico Servillo (memorabile) si rende interprete della crisi di valori di cui si è detto in chiave parodistica e grottesca. In una Roma notturna che si schiude allo spettatore nella sua grande inconfessabile bellezza (interni di palazzi nobiliari, giardini segreti etc.) scorre l'esistenza godereccia del disincantato protagonista.