Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Venezia 2005 03/09: L'America, nel profondo

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a cura di Francesco Olivo
Che l’America non abbia un solo volto non è una notizia, e proprio nei giorni in cui le televisioni mostrano cataclismi biblici nel profondo sud, a Venezia vengono presentati due film che raccontano realtà di emarginazione nel cuore dell’impero.
Steven Soderbergh, regista talentuoso che ama spaziare dai ‘blockbuters’ a pellicole d’autore, firma il bellissimo Bubble (fuori concorso), film dalla splendida semplicità che nasconde un’analisi di rara profondità. Gli attori non professionisti diretti da Soderbergh sembrano dei veterani.
Martha, Kilye e Rose lavorano in una fabbrica di bambole e si ritrovano a conversare davanti a pasti malsani (that’s America), le loro vite emergono lentamente con grande delicatezza, talvolta narrate a tavola, talvolta mostrate in video; sono storie di solitudine e di povertà in un contesto di desolazione che non lascia immaginare fughe o prospettive. La tragedia è nell’aria, il finale non va svelato nella speranza che il film venga distribuito nelle sale italiane.
Soderbergh sembra molto fiero del suo Bubble: «Volevo lavorare nel Paese profondo con una troupe non professionista… ho cercato di non disturbare gli attori, la storia è venuta via via, quindi pur spiegando le scene non ho voluto rompere l’incantesimo». Interessante è il rapporto tra televisione e questo tipo di cinema che individua il regista di Atlanta: «Negli Usa ci sono molti reality show ma in verità si tratta di una finta rappresentazione della realtà dove i personaggi vengono umiliati; io volevo fare il contrario, volevo unirli e renderli testimoni delle loro esistenze».
Ovvia la domanda su come si possa passare con disinvoltura da Ocean’s eleven (e twelve) ad un film come questo: «Mi stimolano queste contraddizioni, mi piace fare entrambi i tipi di film, ad aprile uscirà The Good German con Gorge Clooney e Tobey Maguire, poi in cantiere c’è un film su Che Guevara». Qualcuno propone un paragone con Michael Moore; «Lui ha un altro metodo: partecipare alla storia che racconta. In ogni caso non credo che i film possano far cambiare opinione alle persone (implicito riferimento allo stesso Moore, n.d.r.) ma se gli spettatori uscendo dalla sala discutono dei problemi emersi è già un contributo positivo».
Four brothers di John Singleton è la storia dei fratelli Mercer, che, in seguito all’assassinio della madre adottiva, si riuniscono per cercare di affrontare la situazione e di farsi giustizia. Anche in questo caso emerge l’America profonda, quella degli esclusi, sempre al confine tra delinquenza e voglia di riscatto. La storia è ambientata a Detroit: «È lì che nasce l’industrializzazione negli Stati Uniti», ricorda Singleton. Oltre alla ricostruzione del quadro sociale, sicuramente degna di nota è anche la descrizione dei rapporti tra i fratelli, così diversi tra loro (persino il colore della pelle li divide: due sono neri e due bianchi), alla ricerca di un modo per sentirsi ‘famiglia’.


Gli altri film della giornata


L’attesa è finita (e menomale): esce oggi, fuori concorso, l’attesissimo Casanova di Lasse Hallstrom. L’ennesima biografia del leggendario seduttore è stata girata quasi per intero a Venezia (lo stesso era successo lo scorso anno quando venne presentato Il mercante di Venezia). Giacomo Casanova (Heath Ledger), dopo aver saggiato migliaia di amanti, s’innamora della cripto-filosofa Francesca (Sienna Miller) e cerca di sedurla con mille espedienti. Niente di nuovo sotto il sole, alcune scene divertenti e un’ottima interpretazione di Jeremy Irons nel ruolo di un rigido vescovo.
In concorso viene presentato Simpathy for lady Vengeance del grande regista coreano Park Chan-Wook. Il film conclude la trilogia iniziata con Simpathy for Mr. Vengeance e proseguita con Old Boy.
Geum-ja (Lee Young-ae) ha passato tredici anni in carcere per essersi dichiarata colpevole del rapimento e dell’assassinio di un bambino. In galera medita e progetta con meticolosità la vendetta (leit motiv del film). Il film ha ritmo ed emoziona, grazie ai tanti flashback e ad una serie di scene memorabili. Il cinema coreano continua a spopolare in Europa dopo il grande successo di Kim Ki-Duk lo scorso anno. «Non amo la violenza fine a se stessa, la mostro perché penso che dietro ad ogni atto di violenza ci sia una sofferenza alla quale il pubblico deve partecipare», ha dichiarato Park Chan-Wook in conferenza stampa. Il tema del perdono è centrale: «La protagonista aspira all’espiazione attraverso la vendetta».
Sicuro candidato alla vittoria finale, il film dopo i primi successi in Asia verrà presto distribuito in Europa.
L’altro film in concorso della giornata è Les amants réguiliers di Philippe Garrel. Si tratta di un’interessante film in stile nouvelle vague, continue citazioni dei maestri Godard e Truffaut, dei quali il regista è stato, e rimane, un fedele discepolo. Les amants règuiliers è ambientato nella Parigi del mitico ’68, tra barricate, oppio, voglia di libertà e amore. Protagonista del film è il figlio del regista, Luois Garrel. Impossibile non notare gli echi di Bertolucci che viene citato esplicitamente (Prima della rivoluzione), Luis Garrel peraltro era stato uno dei tre “dreamers” cosicché, scherza il regista, «ho trovato un attore formato». Anche le motivazioni che hanno spinto Garrel a girare il film («non voglio che il ’68 venga cancellato») sono le stesse che il regista di Parma aveva dichiarato due anni fa, quando presentò qui a Venezia il suo ultimo film.


Informazioni 62. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica
Date: 31 agosto - 10 settembre 2005
Luoghi: Lido di Venezia (Palazzo del Cinema, Casinò, Area Alice)
Informazioni: Tel. 041 5218711 - Fax 041 5200569

e-mail: cinema@labiennale.org
Sito ufficiale del Festival: www.labiennale.org
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