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Talento, stravaganza, originalità: c'è un regista a Hollywood che ha dimostrato di avere tutte queste qualità. E' Tim Burton che da Edward mani di forbice, a Ed Wood, fino a Il mistero di Sleepy Hollow, si è concesso spesso fughe dalla realtà e acrobatici tuffi nel mondo fantastico. Stavolta, pescando da un classico della letteratura per ragazzi, ha realizzato il remake di un film del 1971, Willy Wonka e la fabbrica del cioccolato, e ha riportato sul set il suo attore feticcio, Johnny Depp. |
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Mr. Burton, ci racconta la genesi dei suoi due ultimi lavori, La fabbrica di cioccolato e La sposa cadavere ? |
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La fabbrica di cioccolato me lo ha proposto la Warner, conoscevo la storia perché avevo letto il libro da piccolo e lo avevo amato molto. La gestazione di La sposa cadavere invece è stata lunghissima, ci sono voluti dieci anni, ma anche se è un processo lungo e complicato, trovo la stop motion veramente fantastica. Questo tipo di animazione ha una qualità tattile, un che di antico, quando si dona il movimento a un pupazzo inquadratura dopo inquadratura è meraviglioso, anche se devo dire che il digitale ci ha aiutato molto. Grazie ad esso il costo del film è di due terzi inferiore agli altri film d'animazione. |
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Cosa le piace dello Stop Motion? |
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l fatto che trattandosi di qualcosa vecchio stile, abbia un feeling tattile molto forte. E' difficile spiegarlo a parole, ma era perfetta per questa storia e il suo tono gotico. Le persone che riescono a muovere questi pupazzi inquadratura dopo inquadratura sono degli artisti incredibili. Riescono a farti sentire qualcosa attraverso la forza di questa tecnica di lavoro. |
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La fabbrica di cioccolatoha tra le cose più divertenti i ritornelli e le canzoni cantate dagli operai Umpa-Lumpa, i supervisori della fabbrica del cioccolato. Quanto contano i numeri musicali in questo film? |
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Questo è stato davvero un ritorno al libro, perché ognuno dei fallimenti dei bambini è seguito, nel racconto originale, da poesie. E le poesie sembrano proprio delle canzoni. Così abbiamo ripreso le liriche e le parole trasformandole in un piccolo musical, facendo di ogni canzone un genere diverso. Ricordo che negli anni Settanta, andavo a sentire il compositore Danny Elfman e il suo gruppo "The Mystic Knights of the Oingo Boingo". Per lui, fare il film è stato come tornare a suonare nei club. Ci siamo divertiti a rivisitare quel tipo di canzoni. |
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E con Johnny Depp si è divertito? |
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Adoro lavorare con lui perché è un trasformista, uno che ama molto cambiare. E' sempre pronto a fare cose diverse in ogni film, da Edward mani di forbice in poi. Secondo me, ha mantenuto una integrità artistica che è veramente incredibile. |
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Qualcuno ha paragonato il personaggio interpretato da Depp, Willy Wonka, a Michael Jackson. Che ne pensa? |
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So che la gente lo dice ma a me sembra talmente strano. Secondo me sono completamente diversi. Voglio dire, Michael Jackson adora i bambini e Willy Wonka non li sopporta. Quindi c'è una bella differenza, dal giorno alla notte. Nessuno di noi ha mai visto questa somiglianza per la verità. |
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Tanto è fantasioso e stravagante sullo schermo, tanto è poco bohemienne nella vita: Tim Burton è l'uomo più tranquillo del mondo. Ma allora genio e sregolatezza non sono un diktat? |
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Sapete, c'è una teoria, quella dell'artista torturato, secondo la quale più sei misero, più sei infelice e più sei creativo. Io, invece, cerco di trovare il giusto equilibrio. Perché è bello non essere sempre infelici. E' piacevole avere anche un certo livello di felicità. Quindi cerco di trovare una via di mezzo. |
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Una curiosità: quali sono i registi italiani che ama di più? |
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Fellini e Mario Bava, dei quali sono un sincero appassionato. Potrà sembrare curioso l’accostamento tra due registi tanto apparentemente diversi, ma entrambi hanno una fervida fantasia che li ha portati a creare un proprio universo immaginario, seppur con stili completamente differenti. |
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Però se si pensa all’episodio felliniano Tre passi nel delirio, si nota un punto di convergenza tra i due cineasti. |
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Sì, un esempio assolutamente pertinente, anche se si tratta di un unico elemento di convergenza nella vastità di entrambe le opere. La costruzione di mondi magici caratterizza fortemente entrambi gli artisti la cui vivace immaginazione ha dato vita a opere fantastiche, che non mi stancherò mai di rivedere. |
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