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Droga, religione e recitazione: quale di queste tre esperienze è la più sconvolgente secondo Abel Ferrara? Risposta: la religione. Le altre due sono semplicemente un mezzo per arrivarvi. A meno che non siano tutte e tre forme equivalenti di avvicinamento dell’uomo all’infinito. Quattro anni dopo Il nostro Natale e dopo varie difficoltà economiche per raggranellare budget e produzione, Abel Ferrara torna con Mary ad esplorare il tema della religione attraverso il filtro della grande metropoli, New York, e dal punto di vista dei suoi abitanti. |
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Mary contiene una battuta ironica sul fatto che il film sulla Passione di Cristo del regista interpretato da Matthew Modine è stato realizzato in virtù del successo commerciale de La passione di Cristo di Mel Gibson. Come la può spiegare? |
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Se avete riso la battuta funziona. In realtà vorrei dire che non abbiamo alcun legame con quel film, anche se sarebbe ipocrita negare che il successo commerciale di Mel Gibson abbia favorito tutte le successive pellicole sullo stesso tema. Più che Passione di Cristo Gibson ha realizzato la "Passione del Dollaro", comunque avevamo già in mente il film molto prima del successo del romanzo di Dan Brown, Il codice Da Vinci, che, come Mary, affronta il tema del ruolo della Maddalena. |
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Nel film vi sono moltissimi personaggi. Quale è il ruolo più autobiografico, o comunque quello in cui si rispecchia di più? |
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Fare il film è sempre uno sforzo congiunto, ma il regista deve essere sempre in prima linea. Un film è una piramide inversa in cui tutto si basa su una buona idea. Da essa si sviluppa tutto il resto. In Mary io mi rispecchio molto nel giornalista interpretato da Forest Whitaker, uno che parla in modo appassionato di cose altrui. L'argomento della Passione di Cristo, per uno come me cresciuto con un'educazione cattolica, è molto coinvolgente. |
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Mary è sicuramente un film necessario. Al suo interno possiede e gestisce una propria trinità (figura del regista, dell'attrice che interpreta Maria Maddalena e del giornalista) fornendo una visione laica dell'attualità, della piaga del terrorismo, delle minoranze integraliste che influenzano la direzione in cui il mondo sta andando. E' possibile che anche il resto del cinema americano prenda la direzione da lei indicata? |
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Il nuovo modello sociale è "ciascun per sé". L'11 settembre ha rappresentato un segnale d'allarme importantissimo. Dopo non si sono più fatti film di un certo tipo. Occorre fare film di denuncia che favoriscano la riflessione, ma il business è durissimo e spesso è difficile trovare il denaro necessario. |
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Lei ha visitato la Basilicata per dei sopralluoghi nelle zone dove hanno girato Pasolini e Mel Gibson. Come l'ha trovata? |
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La Basilicata è stupenda. Io volevo vedere soprattutto i posti scelti da Pasolini per la Crocifissione. Però mi chiedo spesso perché questo tipo di film non vengono mai girati a Gerusalemme. |
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Ha subito dei condizionamenti da parte dei produttori per realizzare Mary? |
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Se non si ha la libertà per fare un film allora non si ha nessun motivo di farlo. |
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La visione del mondo in Mary appare come un uragano di sangue e violenza incontrollata. Il suo cinema risponde ad uno schiaffo fisico con uno morale. Alla fine non c'è salvezza al di fuori della fede. Il film rappresenta dunque una tomba dell'illuminismo? |
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Non c'è violenza che non sia necessaria o priva di significato. Ci sono idee per cui morire, ma non vale la pena uccidere per esse. |
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Oggi qual'è il suo sentimento religioso?
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E' la domanda più difficile a cui rispondere. Immagino che se ho fatto un film come questo vuol dire che mi sto facendo la stessa domanda. Le cose sono ancora abbastanza confuse e io mi interrogo su cose come 'da dove vengo' e 'dove andrò'. |
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