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La nuova giovinezza di Alain Resnais continua: dopo “Cuori”, in concorso a Venezia quattro anni fa, il regista - tra i più importanti autori francesi del secolo scorso - presenta a Cannes “Gli amori folli”, che in Italia uscirà il 26 aprile 2010 distribuito dalla Bim. Nella breve intervista diffusa alla stampa, Alain Resnais si sofferma sul romanzo "L'incident" di Christian Gailly che ha voluto trasporre. Nel cast spiccano gli affezionati Sabine Azéma e Andrè Dussollier e le new-entry Emmanuelle Devos e Mathieu Amalric. |
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Come mai ha deciso di fare una trasposizione cinematografica del romanzo di Christian Gailly "L’Incident"? |
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Il produttore Jean-Louis Livi mi aveva chiesto di fare un film per lui. Inizialmente pensavamo a un adattamento di una pièce teatrale, mi ero già letto una trentina di commedie quando mi sono imbattuto in un romanzo di Christian Gailly, uno scrittore che avevo ascoltato in un programma radiofonico che mi aveva colpito per la voce affascinante, ironica e malinconica. Il suo romanzo mi ha conquistato, al punto tale che ho deciso di leggerne subito un altro.
La direttrice della casa editrice che ha pubblicato tutti e tredici i romanzi di Gailly ci ha detto che per dodici di quei romanzi i diritti cinematografici erano ancora disponibili. Nei giorni successivi, ho letto i romanzi che mi mancavano e alla fine ho proposto a Jean-Louis Livi di
adattare "L’Incident". |
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Che cosa le è piaciuto, in particolare, del romanzo? |
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Sentivo che nel romanzo c’era un elemento sincopato, quasi di improvvisazione. Un gusto speciale per la variazione rispetto agli standard, in termini musicali. Mi colpiva anche l’ostinazione dei due personaggi principali, che non sanno resistere al desiderio di compiere gesti irrazionali, e che dimostrano una straordinaria vitalità nel gettarsi a capofitto nella più totale confusione.
"L’Incident" parla del desiderio del desiderio: quello che si accende in Georges all’improvviso, dal nulla, ancora prima di incontrare Marguerite o parlarle al telefono. Un desiderio che poi si nutrirà di se stesso. |
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Perché ha intitolato il film "Les Herbes Folles"? |
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Mi sembrava che questo titolo rappresentasse bene i protagonisti: due persone che seguono impulsi totalmente irragionevoli: come quei semi che germogliano tra le crepe dell’asfalto o tra le rocce in campagna, dove nessuno si aspetterebbe di vederli spuntare. |
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I dialoghi del film seguono fedelmente quelli del romanzo: perché? |
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E' una scelta naturale, visto che ad attrarmi sono stati soprattutto i dialoghi. In ogni caso, Gailly è stato il nostro punto di riferimento dal primo all’ultimo giorno di riprese. Gli attori ? André Dussolier, Sabine Azéma, Anne Consigny, Emmanuelle Devos, Mathieu Amalric, Michel Vuillermoz e tutti gli altri ? hanno letto con passione molti dei suoi libri e questo ha stimolato la loro creatività.
La stessa cosa è successa con la troupe. Quando dovevamo trovare una soluzione a un problema, era l’opera complessiva di Gailly a ispirarci. Ci siamo sforzati di trovare un equivalente allo stile di Gailly – con le sue frasi troncate a metà da un punto ? nel racconto della voce narrante interpretata da Edouard Baer, che esita, si blocca e poi riprende. Spesso Gailly usa la forma affermativa e quella negativa nella stessa frase: nell’adattamento, Laurent Herbiet ed io abbiamo cercato di spezzare la narrazione in modo da rendere questo dualismo, la convivenza del sì e del no in una scena e nell’interpretazione degli attori.
Lo scenografo Jacques Saulnier e il direttore della fotografia Éric Gautier hanno lavorato nella stessa direzione. Se in una scena c’era una macchia di colore, veniva troncata di netto, come una pennellata, per poi passare a un altro colore. Senza dissolvenze, senza mescolare i colori o sfumarli l’uno nell’altro.
Il compositore Mark Snow ha cercato effetti netti e sincopati usando per ogni scena stili musicali diversi. Con una guida come Gailly, basta lasciarsi trasportare. |
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