Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Intervista: Régis Roinsard

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Accolto con favore alla settima edizione del Festival del Cinema di Roma arriva in sala "Tutti pazzi per Rose" ("Populaire"), esordio del francese Régis Roinsard. Nel cast stelle d'oltralpe come Romain Duris e Déborah François e la protagonista di "The Artist" Bérénice Bejo. La pellicola è una commedia allegramente pop sulla scoperta da parte di Rose del suo particolare talento: la capacità di dattilografare a una velocità sorprendente. Roinsard racconta alla stampa la nascita del film e il suo grato omaggio al cinema degli anni Cinquanta.
Intervista Régis Roinsard: Domanda 1"Tutti pazzi per Rose" è il suo primo lungometraggio. Quale percorso l'ha portata alla regia?
Ho sempre avuto voglia di raccontare storie attraverso le immagini e quando ero al liceo avevo iniziato a fotografare le persone che i miei compagni consideravano strane. A onor del vero, credo di aver fatto anch'io parte di quella categoria, visto che passavo tutto il mio tempo a registrare i film che venivano trasmessi in televisione per poterli esaminare in dettaglio in un secondo momento. Poi ho studiato cinema e in seguito mi sono cimentato in tutti i mestieri cinematografici: macchinista, scenografo, fonico, ecc. Volevo confrontarmi con la realtà tecnica della costruzione di un film.
Nel giro di breve tempo, ho girato il mio primo lungometraggio, a cui ne sono seguiti altri tre e mentre lavoravo al terzo ho iniziato a realizzare spot pubblicitari, videoclip e documentari musicali per artisti quali Jean-Louis Murat, Jane Birkin e Luke. Ho fatto completamente miei tutti questi lavori su commissione, ma nel frattempo ho continuato a coltivare l'idea di passare al lungometraggio. Penso che il motivo per cui ho impiegato tanto per riuscirci è stato che volevo a tutti i costi innamorarmi di una storia
Intervista Régis Roinsard: Domanda 2Come le è venuta l'idea di rievocare le gare di dattilografia in un'opera di finzione?
Nel 2004, mi è capitato di vedere un documentario sulla storia della macchina per scrivere che comprendeva una piccolissima sequenza sui campionati di velocità dattilografica: quei brevi trenta secondi mi hanno talmente affascinato che ho subito percepito le potenzialità cinematografiche e drammaturgiche di quel tema e quindi ho cominciato subito a delineare la trama. L'universo della dattilografia mi sembrava folle: trovavo incredibile che fosse potuto diventare uno sport ed ero incantato dal rapporto uomo/macchina. All'inizio avevo soltanto la giovane campionessa e il personaggio maschile non esisteva. Ma avevo già immaginato che lei venisse da un villaggio e le avevo dato il nome di una delle mie nonne. C'è da dire che, esattamente come Rose, anch'io vengo da una piccola città della Normandia e che Parigi, per me, rappresentava la metropoli inaccessibile.
Intervista Régis Roinsard: Domanda 3Il progetto è partito anche dal desiderio di rievocare la fine degli anni '50?
C'era anche questo, anche se non volevo in alcun modo fare un film che rendesse
omaggio a quell'epoca. In realtà, sono affascinato dagli anni '50 sul piano estetico,
musicale, letterario e cinematografico. Prova ne è che amo molto film recenti ambientati in quel periodo, come “Pleasantville” o “Peggy Sue si è sposata”, e volevo che la messa in scena e il montaggio si inscrivessero nella modernità.
Gli anni '50 Sono caratterizzati da un rapporto spazio-temporale molto particolare che segna sia l'esordio della società dei consumi per gli adolescenti, con la nascita del rock’n roll e l'evoluzione dei codici di abbigliamento, sia i primi passi dell'intrattenimento e delle sponsorizzazioni negli eventi sportivi.
È anche il periodo dei "Trente Glorieuses", il trentennio successivo alla Seconda Guerra Mondiale durante il quale la disoccupazione quasi non esisteva e l'avvenire sembrava roseo, malgrado la situazione mondiale fosse più cupa di quanto non la si volesse vedere. Gli anni '50 sono stati un decennio strano in cui la gente, che usciva dal conflitto mondiale, preferiva non affrontare gli eventi drammatici che si verificavano nel mondo, cosa che è stata costretta a fare solo a partire dal decennio seguente.
Inoltre, gli anni 1958-59 precedono immediatamente l'inizio dell'emancipazione femminile. Due o tre anni dopo, le gonne si sono accorciate e le donne si sono posizionate in modo diverso nel mondo del lavoro. Mi piace molto quest'epoca perché costituisce un momento cardine che annuncia i successivi anni '60. E questo vale anche dal punto di vista della moda: per esempio, i modelli simbolo di Ray-Ban li portiamo ancora oggi. E poi l'ossessione per la velocità è nata in quel periodo: i record di velocità in automobile si moltiplicavano e si sono costruiti i primi aerei supersonici. La ricerca della velocità, che caratterizza tanto gli anni '50, mi colpisce molto, considerando che siamo tutt'ora in questa fase di ricerca sfrenata ai giorni nostri.
Intervista Régis Roinsard: Domanda 4Come ha sviluppato i personaggi?
All'inizio, quando ho scritto il ruolo di Rose, l'ho fatto pensando a tutte le donne che negli anni '50 volevano emanciparsi e in particolare a mia madre: faceva l'agricoltrice con i suoi genitori e a un certo punto li ha lasciati per andare a lavorare in una città più grande. Lì ha incontrato mio padre, che dirigeva una compagnia d'assicurazione e aveva nei confronti delle persone un modo di fare più simile a quello di un medico di campagna che a quello di un assicuratore di oggi. Svolgeva un ruolo di catalizzatore con i suoi clienti e anche, per certi versi, con mia madre che ha aiutato a smarcarsi e a liberarsi.
Quando sono nato io, mia madre ha fatto la stessa cosa con mio padre: nel momento in cui è andato in pensione, si è comportata con lui come una "allenatrice". Mi piace molto questo rapporto di mutua assistenza tra gli esseri umani. In “Tutti pazzi per Rose”, Rose è aiutata da Louis che ha
la velleità di farle da allenatore fino a quando, progressivamente, i rapporti si invertono. Ho pensato di trovare un equilibrio in questo genere di legame tra individui che, a turno, si stimolano gli uni con gli altri. Del resto, continuavo a ripetere alla mia troupe: "Siete al tempo stesso allenatori e atleti". Ho sempre avuto una passione per lo sport e ho sempre amato la figura dell'allenatore.
Intervista Régis Roinsard: Domanda 5Qual era il suo obiettivo per quanto riguarda lo stile visivo del film?
Abbiamo lavorato alla direzione artistica in modo periferico: volevamo ricreare gli anni '50 mescolando l'aspetto documentario, il cinema dell'epoca che amo, in particolare i film americani, e l'immagine fantastica che ha la gente di quel periodo. Tutto quello che riguarda i protagonisti trae ispirazione dal cinema e dalla fantasia, attingendo ai codici di cineasti quali Billy Wilder e Douglas Sirk, e più ci si allontana dalla cerchia dei personaggi principali, più ci si avvicina a una visione documentaria. Per esempio, i ruoli secondari e le comparse sono ancorati in una visione realistica poiché abbiamo voluto che avessero profili e fisionomie tipici dell'epoca.
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Tutti pazzi per Rose
di Régis Roinsard
Commedia, 2012
111 min.
Film diretti:
2012  Tutti pazzi per Rose
Festival di Roma 2012
Festival Internazionale del Film, dal 9 al 17 novembre