Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Intervista: Riccardo Rossi

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Esce nelle sale italiane il 19 marzo "La prima volta di mia figlia", film d'esordio dell'attore Riccardo Rossi, volto noto anche al pubblico televisivo. Il film racconta lo sgomento che assale il protagonista, un medico affermato, quando scopre che la figlia quindicenne ha deciso di vivere la sua "prima volta". La commedia vuole indagare il complesso, e spesso trascurato, rapporto padre-figlia. Riccardo Rossi racconta alla stampa la sua esperienza alla regia.
Intervista Riccardo Rossi: Domanda 1Com'è nato il soggetto di questo film?
Al momento della nascita di un bambino tutti dicono “meglio femmina”, e quando poi finalmente nasce femmina tutti confermano “meno male!”, e per un po’, tu che sei il padre, sei contento di quegli sguardi rassicuranti. Ma arriverà un giorno in cui quella figlia ti chiederà di dimenticarti di essere suo padre, e soprattutto di essere un uomo. Quel giorno uno stupido comando di una delle ghiandole più piccole che abbiamo in corpo, l’ipofisi, suggerirà alla tiroide di quella bambina di sconquassarle la vita, rovinando la tua, con un getto di ormoni. E in un attimo, sotto i tuoi occhi, senza che nemmeno tu te ne accorga, quella bambina diventerà una donna. Cosa prova un uomo alla vigilia della percezione che sua iglia quindicenne, quell’angelo, la sua adorata cucciola, sta per andare per la prima volta con un altro uomo, dunque via per sempre dalla sua vita?
Intervista Riccardo Rossi: Domanda 2Lei ha vissuto in prima persona quest'esperienza da genitore?
Non ho figli, ma molti amici, coetanei, e li ho visti crescere sotto i miei occhi da osservatoreprivilegiato. Ho raccolto le loro ansie, le loro preoccupazioni, nei cambi di ruolo che la commedia della vita gli ha affibbiato di volta in volta: parte di una coppia, fidanzati ufficiali, mogli, mariti, madri, padri. E se la donna accetta questi camouflage con la tranquillità e la serenità che le sono congeniali, ecco che l’uomo stenta di più a calarsi in panni diversi in poco tempo. Accetta di buon grado quello dello sposino, si lascia coinvolgere nei giri in città per la lista di nozze, segue con una certa trepidazione l’andamento della gravidanza della donna della sua vita. Accetta in qualche modo di essere diventato padre suo malgrado come se gli fosse caduto dall’alto un pianoforte che non ha ordinato, e cambia pure i pannolini, porta a scuola il suo bambino, se è femmina ancora meglio, si sentirà orgoglioso di quel bacino davanti alle altre mamme fuori all’entrata la mattina presto. Ma quando il tempo degli “accompagni” passerà e sua figlia starà per diventare una donna, il terrore di perdere per sempre quella “bambina in tutù” si dipingerà su quella faccia maschia. Io l’ho visto quello smarrimento dello sguardo, quel rispondere come un cane da guardia a tutti le occhiate concupiscenti dei ragazzi coetanei. L’ho visto di persona: un uomo, un padre, ma di nuovo per un attimo uomo, che deve affrontare, accettandolo, il fatto che sua figlia sarà di un altro, o meglio, di altri, da oggi in poi per tutta la sua vita.
Intervista Riccardo Rossi: Domanda 3Che tipo di esperienza è?
È terribile: sono pochi gli uomini che ci riescono, tutti gli altri piagnucolano lo stesso refrain “la mia bambina tra le mani di quell’orco, no! Ma com’è possibile?”. Ecco, è questa la paura che voglio raccontare. Paura, vera. Che coglie tutti gli uomini del mondo indistintamente ed esclusivamente nel ruolo padre-figlia. Non padre-figlio, non madre-figlia, non madre-figlio. Ma solo padre-figlia.
Intervista Riccardo Rossi: Domanda 4Come reagisce a questa paura il protagonista del film?
Alberto, un medico di base di mezza età, quando scopre che la sua unica figlia quindicenne sta per fare l’amore per la prima volta, decide di organizzare una cena con la coppia dei suoi migliori amici: un raro esempio (secondo lui) di una corretta vita familiare. Spera ingenuamente che durante questa cena, tra una chiacchiera e l’altra, il loro “format” di coppia felice (hanno un figlio di poco più grande fidanzato da tempo), possa essere utile alla figlia per capire cosa fare, ma soprattutto chi scegliere, per questo passo così importante. L’arrivo inatteso al ristorante di due schegge impazzite, una sua collega di lavoro e un vecchio compagno di classe, metteranno Alberto in seria difficoltà non solo con sua figlia, ma anche con tutti i suoi invitati e non. Fino a rivelare a loro e a se stesso quella parte di sé che fino a quel momento non aveva avuto il coraggio di confessare.
Intervista Riccardo Rossi: Domanda 5La serata, quindi, diventa disastrosa...
Per un attimo quindi i ruoli verranno azzerati e tutti saranno senza distinzioni d’età, solamente colleghi del genere umano. E se è vero che a tavola non s’invecchia, questa sera a tavola si sarà almeno cresciuti un po’ tutti, perché ci si è guardati in faccia senza ruoli: non più amici, nemici, conoscenti, colleghi, padri, figli, ma solo persone, senza distinzioni d’età. Perché la nostra “prima volta” è un momento unico nella vita di ognuno noi, ci segna in quel preciso momento, come un imprinting, forse l’ultimo della nostra adolescenza. Ma che, guarda caso, ci porteremo dentro il cuore come uno dei momenti più esaltanti della nostra esistenza, tanto da non dimenticarselo più.
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La prima volta (di mia figlia)
di Riccardo Rossi
Commedia, 2014
80 min.
Film diretti:
2014  La prima volta (di mia figlia)