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Davvero in gran forma Roberto Benigni, in occasione dell’anteprima stampa del suo ultimo film, l’attesissimo “La tigre e la neve” a Roma, accompagnato per l'occasione dalla compagna di vita e di lavoro Nicoletta Braschi e dal premio Oscar Nicola Piovani. Dopo i fasti di "La vita è bella", pronto a farci nuovamente commuovere in bilico tra comicità e tragedia, finzione e realtà, amore e guerra… |
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Nel sogno da cui parte “La tigre e la neve” avete ricostruito digitalmente i più famosi poeti italiani. Come mai questo omaggio “alto”? |
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Mi pareva doveroso, in quanto amo la loro poesia. E poi, essendo Attilio un poeta, il suo sogno doveva per forza essere popolato dai più grandi! Se anche non verranno riconosciuti dagli spettatori, sono comunque delle belle facce da sogno! |
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Un film che racconta l'amore per la vita. E' così? |
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Morire non mi piace per niente. Credo sarà l'ultima cosa che farò. Sì questo mio lavoro è un inno alla vita. Ci sono la poesia, l'amore, la guerra, le passioni. Vorrei che gli spettatori uscissero dalla sala con il cuore più leggero, che fossero colpiti al cuore non alla testa. |
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Tutto ne "La tigre e la neve" si risolve grazie all'amore, e tutta la vicenda si concentra sempre sui suoi protagonisti e sulle loro emozioni. E la guerra? |
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La guerra è evocata, resta sullo sfondo, perché l'assurdità e l'insensatezza di certi avvenimenti non sono rappresentabili direttamente, perderebbero di forza. Volevo fare un film sulla forza dell'amore, e non un discorso diretto sulla guerra. Certo però, ci sono le mine, ci sono i kamikaze, e la guerra c'è, eccome. Purtroppo l'abbiamo ampiamente dimostrato, si tratta della passione più forte dell'essere umano. |
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Il film è ambientato nel 2003, all’inizio del conflitto in Iraq: lo reputa un film “politico”? |
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Assolutamente no. Non lo reputo neppure un film ideologico: si tratta di una pellicola che vuole andare dritta al cuore invece che alla testa. Vuole puntare al nocciolo dell’essere umano, entrargli dentro l’anima. Il tema d’altronde è quello più universale: l’amore che vince la morte. Un film come “La tigre e la neve” prima di tutto vuole far distrarre, commuovere. Un discorso diretto contro la guerra avrebbe rimbalzato sullo spettatore, mentre se indirettamente ti entra dentro e ti prende, allora può essere molto più efficace. Il mio eroe combatte la sua guerra personale, e lo fa seduto su una sedia da barbiere con uno scacciamosche in mano: questo è il messaggio, la poesia del mio film… |
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E’ prevista una visione de “La tigre e la neve” in Iraq? |
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Certamente! La collaborazione con gli iracheni per girare il film è stata fondamentale, soprattutto per quanto riguarda lo studio dei dialetti. Ci stiamo adoperando perché il film venga proiettato al più presto in Iraq, speriamo di riuscire… |
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Amore, guerra, coraggio. Anche per amare ce ne vuole tanto...?
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Il coraggio è la più alta qualità dell'uomo, dal coraggio nasce l'epica. E infatti questo non è un film lirico, intimo, ma epico. E' proprio in amore che ci vuole coraggio. Ci vogliono Ulisse, Garibaldi e Gasparri, e tutto il coraggio del mondo per innamorarsi. In amore si è nudi, si nasce. Se non si ama non si muore perché non si è mai nati. |
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