Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Intervista: Luca Guadagnino

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Quarto film da regista per Luca Guadagnino, è uscito nelle sale italiane poche settimane fa "A bigger splash", remake del celeberrimo "La piscine" del 1969. Interamente girato a Pantelleria con un cast internazionale il film è stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia. Senza temere il confronto con l'originale di Deray, Guadagnino racconta alla stampa la sua personale visione della storia.
Intervista Luca Guadagnino: Domanda 1Qual è stata la genesi del film?
All’origine di “A Bigger Splash” ci sono un triplo desiderio e un duplice rifiuto. StudioCanal - attraverso Ron Halpern, capo della produzione, e Olivier Courson, Ceo di produzione e distribuzione - mi avvicinò dopo l’uscita di Io sono l’amore chiedendomi di dirigere un rifacimento di “La piscine” di Jacques Deray. Alla prima richiesta risposi "no grazie". La cosa mi fu riproposta dopo un mese e io dissi nuovamente di no. Quando tornarono da me per una terza volta mi ricordai di uno dei miei motti e cioè che ai desideri altrui si deve venire incontro.
Intervista Luca Guadagnino: Domanda 2Arrivò dunque alla conclusione che tornare su quel film era possibile?
Persuaso dall’intelligenza seduttiva di Studio Canal e dall’incontro con due persone che amo molto per la loro capacità di capire il cinema come Olivier e Ron, ho accolto la loro intuizione. Il film di Deray l’avevo visto da ragazzino e poi mai più. Schegge della Piscine baluginavano davanti ai miei occhi perché una sequenza era stata usata per la pubblicità di un profumo. È un film del 1969 realizzato secondo logiche di preistoria del marketing: Alain Delon e Romy Schneider erano stati una coppia, al momento delle riprese erano ormai separati, ma ancora rappresentavano icone potenti per l’immaginario mainstream europeo. E questo proprio in un momento in cui le Nouvelles Vagues in Francia, Italia, Giappone, Brasile, esplodevano con una potenza di fuoco straordinaria, con la loro capacità di riformare il linguaggio, di capire il segno politico di ogni immagine che si produceva. “La piscine” era antitetico rispetto a quel momento storico. Ma parlava di desiderio, di quattro persone chiuse in una stanza mentale che è la villa in cui si svolge l’azione. Di temi che mi attraggono: la rinuncia, il rifiuto, la violenza nei rapporti tra le persone.
Intervista Luca Guadagnino: Domanda 3Come ha affrontato la fase della scrittura?
Ho chiesto di lavorare con uno scrittore anglosassone; mi piaceva l’idea di giocare con i toni della lingua in maniera vera, non traducendo una sceneggiatura magari scritta da me in italiano. Mi erano stati sottoposti in passato alcuni lavori di David Kajganich, soprattutto sceneggiature di film horror: il talento di David era evidente, la sua capacità di comprendere la complessità delle azioni umane andava molto al di là degli imperativi del genere. Ci siamo incontrati a Los Angeles, abbiamo passato settimane a parlare, a capire il film, i suoi temi, i mondi che sviluppava. E da subito abbiamo compreso quanto cruciale sarebbe stato ambientarlo a Pantelleria.
Intervista Luca Guadagnino: Domanda 4Una scelta carica di conseguenze, anche dal punto di vista logistico...
Volevo che il paesaggio fosse il personaggio silenzioso che si aggiungeva ai quattro protagonisti. Perché, da un lato, funzionasse come marca potente del reale e, dall’altro, come specchio che rifletteva i conflitti. Pantelleria è un posto incredibilmente violento, è adagiata su un vulcano le cui attività sono silenziose, ma costanti. Il vento la sferza, il caldo non dà tregua, ma possono esserci sbalzi di temperatura quasi africani con notti inaspettatamente fredde. È un luogo non riconciliato, e questo mi piaceva molto.
Intervista Luca Guadagnino: Domanda 5Una scelta che imponeva anche di lasciare aperta la porta alla realtà?
Da lì dunque siamo partiti, lasciando però aperta la porta alla realtà. Pantelleria è Mediterraneo, non può certo essere ridotta a location, è un luogo che urla la propria urgenza. E il mio più grande desiderio, ancora una volta, era quello di mostrare come il privato di uomini e donne potesse venire squadernato dal reale. Se ognuno dei quattro protagonisti del film si confronta con l’alterità all’interno del gruppo, era indispensabile che tutti fossero anche costretti a confrontarsi con l’alterità vera, che è quella del Mediterraneo, con la presenza dei migranti che irrompono nella storia. E spero che il modo in cui questo incontro è raccontato nel film possa costituire per lo spettatore uno spunto di riflessione sul modo in cui anche ciascuno di noi considera quella alterità.
Intervista Luca Guadagnino: Domanda 6Punti di riferimento importanti nel cinema che si sono manifestati durante la lavorazione di "A Bigger Splash"?
Dal punto di vista formale “Viaggio in Italia” di Roberto Rossellini ha certamente rappresentato una fonte di ispirazione. Come “One Plus One” di Jean-Luc Godard, il film sulla creazione di "Simpathy for the Devil" dei Rolling Stones. Ingrid Bergman che in “Viaggio in Italia” si abbandona, disperata e tormentata alle peregrinazioni per Napoli, che visita i musei o osserva i vulcanelli, ecco attraverso quelle immagini Roberto Rossellini costruisce una trama di suspense fortissima, la musica di Renzo Rossellini è quasi thriller, si potrebbe dire che sia una sorta di film hitchockiano, dove il disvelamento del colpevole è nell’interiorità della relazione impossibile tra i due protagonisti.
Intervista Luca Guadagnino: Domanda 7A Bigger Splash è un film ensemble: il processo di casting deve essere stato cruciale...
Gli attori che hanno lavorato nel mio film non sono solo attori, sono cineasti. Tilda Swinton ed io non possiamo non lavorare insieme, siamo come dice Tilda "partners in crime". Una sorella per me ed una dei miei collaboratori più preziosi: non solo come performer il suo contributo è stato essenziale. È stata sua l’idea di privare della voce il personaggio di Marianne Lane, da lì è nato il dispositivo che permette di esplorare il suo tormento nei confronti del proprio cambiamento proprio quando l’handicap non le permette di esprimerlo. Ralph Fiennes è sempre stato una mia personale ossessione: quando pensi un film devi partire da un erotismo spietato nei confronti dei corpi che vuoi raccontare e degli attori attraverso cui vuoi metterli in scena. Quando vidi “Schindler’s List”, “Quiz Show”, “Strange Days”, “The End of the Affair”, rimasi abbagliato da Ralph. È un lungo percorso di desiderio che si compie: nella mia cameretta di ragazzino avevo le foto di Tilda e le foto di Ralph. Dakota Johnson, poi, è il cinema incarnato, una vera, autentica, straordinaria creatura di Cinema, dotata di una grandissima intelligenza interpretativa. Sono felice ed emozionato di averla incontrata e di aver iniziato con lei quella che considero una lunga collaborazione. Ho scoperto Matthias Schoenaerts in “Bullhead”. Di lui mi colpì subito la flagranza corporale coniugata ad una sensibilità lunare. Caratteristiche che io credo siano visibili in “A Bigger Splash” in una nuova declinazione: la fragilità di Matthias è il regalo più bello che ha fatto al film. Anche Corrado Guzzanti fa parte dei desideri antichi che non ho mai smesso di coltivare, un attore sublime e raffinatissimo, al di là del divertimento che ci ha regalato nella sua lunga carriera. È stato un privilegio che abbia accettato di fare un provino con me: dimostra la sua grandezza e la sua grande solidità di essere umano. Corrado si è messo a rischio interpretando il personaggio di un commissario di polizia e un fan. La legge che diventa fan di una rockstar. Solo lui poteva farlo.
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A bigger splash
di Luca Guadagnino
Drammatico, 2015
120 min.
Film diretti:
2015  A bigger splash
2009  Io sono l'amore
2005  Melissa P.
Festival di Venezia 2015
72a Mostra del Cinema dal 2 al 12 settembre