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Un viaggio nel peccato. Un noir più vicino all'hard boiled che al cinema d'autore, in cui una giovane giornalista compie un ardito itinerario di discesa agli inferi per incontrare due famosi crooners, adorati durante la sua infanzia modellati sulla scorta di figure mitiche della televisione della fine degli anni Cinquanta, come la coppia Jerry Lewis - Dean Martin. Tratto dall’omonimo romanzo di Rupert Holmes, False verità di Atom Egoyan (Il dolce domani e Il viaggio di Felicia) è un seducente spaccato di totem e tabù dell'America del divismo televisivo. |
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Tre dei suoi film sono stati tratti da romanzi: perché? |
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No, anzi. Nel libro la coppia è quella composta da Dean Martin e Jerry Lewis, il che ha qualcosa di veramente ridicolo, perché tutti sappiamo che le cose non sono andate così. La protagonista, il personaggio interpretato da Alison Lohman, non era anche la bambina del Telethon e - soprattutto - è una Dark Lady deprivata della sua adorazione nei confronti dei protagonisti. Detto questo, il libro di Holmes è molto divertente e leggero, mentre io ho cercato di dargli un peso in più. Quando un autore trova del buon materiale deve fare di tutto per renderlo suo. Fare questo, alle volte, equivale in maniera un po' strana ad alterare il tono del testo originale. Ogni volta che ho fatto qualcosa del genere ho mandato all'autore la sceneggiatura richiedendo, in un certo senso, la loro approvazione e benedizione. E - per me - è sempre stato un momento molto innervosente, perché - si sa - avrebbero potuto odiare il mio adattamento. |
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Anche in questo film lei sembra catturare qualcosa degli attori che non abbiamo visto prima. Come fa ad ottenere dai suoi interpreti sempre il massimo? |
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La macchina da presa è uno strumento meraviglioso che trasmette quello che si trova davanti alle lenti così come quello che c'è dietro. Se sei affascinato dagli attori con cui lavori, questo fascino si percepirà nel tuo film, perché loro te lo restituiranno in qualche maniera, arrivando sempre a sorprenderti. Credo che quando tu incontri queste persone, tu possa capire subito se abbiano o meno voglia di affrontare un viaggio del genere insieme a te. Ed è straordinario scoprire come queste persone ti conducano tuo malgrado in luoghi dove forse non sapevi nemmeno di potere o volere andare. Un regista lavora con gli attori, perché è attratto da loro. Lavora con essi, costruisce una mitologia fianco a fianco a loro, mentre la macchina da presa mostra le tracce del percorso comune. Se non sei interessato ad una persona che stai filmando non potrai mai fare nulla: la macchina che hai davanti ai tuoi occhi lo scoprirà. Non importa quanto sia interessante la ripresa... |
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Parliamo della bellezza... |
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Vale lo stesso principio: se tu pensi che la persona davanti ai tuoi occhi è bella, anche la macchina da presa lo capirà e lo mostrerà. Credo che un regista, davanti ad un attore, debba chiarire a se stesso se ha davvero voglia di scoprire il mistero che scorge in lui. Basti pensare a Teorema di Pasolini. In quel film la bellezza di Terence Stamp è sorprendente: capisci benissimo quanto il regista fosse innamorato del suo protagonista. Stamp non è mai più stato altrettanto bello... |
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Qual è stato lo sforzo principale nel film? |
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Quello di immedesimarmi nel punto di vista del protagonista che certo non avrebbe mai voluto che fosse Atom Egoyan a raccontare la sua vita, bensì uno come Vincente Minnelli o Stanley Donen o anche - più di recente - Brian De Palma o Martin Scorsese. Nel film noi vediamo le scene come lui vorrebbe che fossero raccontate. Per me era importante creare qualcosa che fosse al servizio della psicologia del protagonisa e che fosse anche in grado di comunicarla allo spettatore ad un livello formale. Per me era fondamentale creare un certo grado di voluttuosità glamour attraverso cui queste persone guardavano alle proprie vite. |
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Anche in questo film le atmosfere sono molto minacciose: che tipo di fascinazione esercitano su di lei il pericolo e l'ambiguità? |
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Un film obbliga di continuo lo spettatore a valutare quello che sta guardando. E - questo - di per sé è già spaventoso. Non capita spesso, ma i film più spaventosi sono quelli di cui non sappiamo nulla, di cui non abbiamo nessun tipo di anticipazione. Io credo che ogni nuovo incontro della nostra vita possa nascondere un mistero e una minaccia. A me interessa esplorare questo tipo di paura anziché seguire delle formule per spaventare le persone. E False verità è un noir proprio perché ha a che fare con un certo grado di ambiguità morale in grado di confondere e di spaventare. |
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Quali sono le attrici di cui si è innamorato come cinefilo? |
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Liv Ullman nei film di Ingmar Bergman e Kim Novak in Vertigo. Quell'attrice non è mai stata altrettanto bella nei film degli altri. Credo che la luce sia uno strumento meraviglioso in grado di trasformare la percezione delle cose e le fantasie... |
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[ fonte: Marco Spagnoli, [a href="http://cinema.dada.net" target="_blank"]Cinema.it[/a] ] |
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