|
|
Esce venerdì 29 aprile, in concomitanza con la beatificazione di Karol Wojtyla, "I baci mai dati"; il film di Roberta Torre, presentato al Sundance in estate e subito dopo a Venezia, racconta della tredicenne Manuela (l'esordiente Carla Marchese), che vive nella periferia di Catania e un giorno racconta di aver parlato con la Madonna. "I baci mai dati" non approfondisce l'aspetto mistico, ma il rapporto tra la ragazza e la madre (Donatella Finocchiaro), che usa la figlia come strumento per fare soldi. |
|
|
|
|
|
|
Da Catania a Venezia, passando dal Sundance: ancor prima di uscire in sala questo film ne ha già fatta di strada... |
|
In realtà ho voluto ambientare il film in un quartiere di periferia; è stato Librino, un quartiere di Catania che non sembra Catania, ma per me poteva essere qualsiasi altra periferia, la mi idea non era di ricondurlo a una specifica regionalità.
Questo film ha fatto un percorso importante, è stato prima all'estero, al Sundance e a Mosca, poi da Venezia ad ora in Italia. Mi ha fatto piacere vederlo all'estero, in questo momento particolare poter guardare gli occhi che guardano l'Italia da fuori è importante.
Ho mescolato come al solito attori affermati con facce nuove, mi diverto molto a lavorare con persone senza una lunga carriera alle spalle e mescolarle a chi può aiutarle a crescere. |
|
Quali messaggi nuovi hai scoperto vedendo il film con occhi degli stranieri? |
|
In America mi hanno chiesto come mai l'Italia, paese in cui regna tanta bellezza, stesse vivendo in questo momento storico una sorta di degrado; questo discorso sulla bellezza, fatto in un contesto straniero, mi ha molto stupito, in Italia non me l'ha mai fatta nessuno. Ho dovuto riflettere sul fatto che forse ho voluto raccontare la bellezza che ci può essere invece nei rapporti. Probabilmente la cosa che ha colpito di più sono stati proprio questi rapporti, parlare di un rapporto come quello tra una madre e una figlia, che è spesso complicato, doloroso, ma anche molto semplice nella sua messa in scena immediata. |
|
Le virtù vengono riconosciute solo quando portano denaro. Hai conosciuto persone che hanno avuto esperienze extrasensoriali e cosa ne pensi? |
|
Ho conosciuto parecchie persone che hanno avuto a che fare con miracoli, li distinguerei da quella che è una visione spiritistica o extrasensoriale; è innegabile che la fede sia un mondo difficile da esplorare con le caratteristiche della ragione.
Comunque non mi interessava sviluppare la parte spirituale della storia, ma la potenza dei rapporti. |
|
Quanto è stato difficile non tenere conto della fucina musicale di Catania? Per andare sui rapporti umani ha fatto a meno della musica? |
|
Per la prima volta non sono partita dalla musica, ma è arrivata dopo; inizialmente era solo un racconto di rapporti, i musicisti hanno fatto dopo un bellissimo lavoro, a posteriori. Questa Catania è diventata un palcoscenico ma non volevo regionalizzare il film; uno dei motivi per cui Catania con la sua vasta gamma musicale è stata tenuta fuori è proprio questo, non volevo connotare il film in questo modo. |
|
La periferia viene trattata con assenza di paternalismo... |
|
Io nelle periferie lavoro da sempre, sono un luogo di fascinazione; non so perché ma finisco sempre là, trovo che sia il luogo dove il contemporaneo trova le sue forme prima di ogni altro luogo. E' ovvia assenza di paternalismo, per me diventa luogo di vita, è come se fossi un abitante di queste periferie, mi è venuto normale farlo.
A Librino all'inizio abbiamo avuto un'accoglienza diffidente, poi col tempo sempre più integrata; all'inizio ci tiravano kiwi sulla testa e sui camion, a poco a poco ci hanno adottato e ci portavano torte... |
|
I caratteri angelicati sono un elemento ricorrente nei tuoi film... |
|
La figura dell'angelo ha sempre avuto grande fascino per me, sia nella pittura che come idea in sé. Una figura di essere corporeo e incorporeo al tempo stesso. Nel corso della mia storia professionale a volte li ho resi più umani, come nelle “Angelesse”, queste donne di periferie che non avevano mai visto la città; in questo caso lo sguardo iniziale è uno sguardo che non ha corpo, ha soltanto questo afflato, questo soffio. A me piace molto sfiorare questa dimensione che non ha una rappresentazione visiva precisa e non la lego necessariamente a un fatto femminile.
E poi ci sono gli angeli del Ruperti, questi due angeli in questa chiesa barocca-sudamericana, così kitsch... due sculture dorate raccapriccianti, per cui il prete impazziva... |
|
|
|
Ultime Interviste |
|
|
|
Tomm Moore La canzone del mare: "voglio che i bambini conoscano le nostre storie e leggende" |
|
|
Alexandra Leclère Benvenuti... ma non troppo: "una commedia pura che fa riflettere" |
|
|
Martin Zandvliet Land of mine - Sotto la sabbia: "una storia importante e sostanzialmente sconosciuta" |
|
|
Andrew Haigh Weekend: "un'onesta, intima, autentica storia d'amore" |
|
|
Brian Helgeland Legend: "Come si racconta la vita di una persona realmente esistita?" |
|
|
Carlo Verdone L'abbiamo fatta grossa: "la critica di costume deve essere parte della commedia" |
|
|
Virág Zomborácz Mózes, il pesce e la colomba: "ho iniziato a scrivere sceneggiature a sei anni! |
|
|
Francesco Calogero Seconda Primavera. "la capacità di interpretare la realtà è spesso contraddittoria" |
|
|
Vincenzo Salemme Se mi lasci non vale: "l'amicizia e l'amore devono essere credibili" |
|
|
Lorenzo Vigas Ti guardo: "ogni uomo cerca di riempire una vasta mancanza di emozione" |
|
|
|