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Erotico, ironico, provocatorio, metaforico, surreale, insomma geniale Tsai-Ming Liang con il suo ultimo film Il gusto dell'anguria, una sinfonia sulla perdita dell’amore innocente e sul dilagare del materialismo. Il regista taiwanese rielabora, provoca ad ogni passo, si autocita e fa sorridere con l’amaro in bocca. |
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Qual'è il suo rapporto produttivo ed artistico con il cinema europeo, che da sempre sembra ispirarla? |
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Il mio avvicinamento al cinema occidentale degli anni 60' e 70' è legato soprattutto ai miei studi universitari e mi ha particolarmente influenzato. Molti pensano che il mio cinema sia fermo a quegli anni e non ci sia stato progresso, ma è una precisa scelta; difatti molti dettagli dei miei film riflettono questa mia passione. Sono dettagli percepibili solo al cinema e non guardando i film in DVD. |
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Le tecniche dei suoi film sono spesso contestualizzabili nel cinema muto. Lo fa per un preciso scopo di rappresentazione della contemporaneità? |
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Quando faccio un film la prima cosa che penso sempre è "che cos'è un film?", gli artisti di oggi spesso non lo pensano, finendo per credere che sia solo un mezzo per divertirsi. Guardando questi film trovo siano tutti molto simili e verbosi ma delle potenzialità di un film è rimasta solo quella di raccontare una storia. Facendo così non esiste più reale differenza tra un romanzo, un'opera teatrale, un film e la televisione. Cos'è un film? E' stato tema di molte conferenza che ho tenuto nelle università. I film hanno un'utilità per l'uomo; rappresentano la realtà ma allo stesso tempo se ne distanziano. Per questo per me fare un film non significa comprendere la società ma comprendere introspettivamente le individualità. |
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Quali caratteristiche deve allora avere un film per non essere solo il racconto di una storia? |
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Quando il pubblico vede i miei film si pone delle domande come: "Perché pochi dialoghi? Perché assente la musica? E perché ci sono sempre gli stessi attori?". Domande che non si pone per altri film perché sa già cosa aspettarsi, nulla è imprevisto. Andare a vedere un film diventa un'abitudine che viene spezzata da un film molto diverso, che spiazza. I film sono diventati una sorta di oppio per distrarsi dalla realtà. Prima di andare all'università vedevo sempre film hollywoodiani e li avevo in un certo modo interiorizzati. Poi mi dedicai al cinema europeo e lo trovai più vicino alla realtà, così ho scoperto un nuovo mondo. Ad esempio mi colpì moltissimo Rainer Werner Fassbinder. Ero abituato a vedere storie d'amore tra belli, non tra una vecchia e un nero. La risposta alla sua domanda è quindi legata alla coscienza della rappresentazione della realtà. Scoprire la realtà è un valore fondamentale che spesso è trascurato. |
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Che differenze ci sono tra Tsai Ming-liang regista teatrale e cinematografico? |
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Mi sono diplomato al dipartimento di teatro dell’università di Taipei, ho cominciato come regista teatrale a fine anni Settanta. Al cinema mi sono avvicinato un po’ più tardi, quando cominciai a vedere i film dei maestri occidentali. I film che venivano distribuiti a Taiwan in quel periodo erano tutti film di kung fu, o wuxiapian, storie ambientate in un passato leggendario della Cina, con eroi senza macchia e senza paura, che non avevano nulla a che vedere con la realtà di quell’epoca. C’era una forte censura all’entrata di film stranieri, in particolare il governo nazionalista esercitava il proprio controllo sulla morale dei contenuti provenienti dal resto del mondo. L’unico modo per vedere film “importanti” era l’Università. Il film che ricordo mi ha fatto scoprire un nuovo modo di fare cinema è stato Il matrimonio di Maria Braun di Fassbinder. Non avevo mai visto al cinema una storia d’amore tra una donna anziana e un ragazzo di colore, i personaggi dei film erano tutti belli e simpatici, e le loro vicissitudini amorose molto stereotipate. Non ho rinunciato al teatro, l’anno scorso ho realizzato uno spettacolo molto particolare, volevo esplorare la possibilità di far muovere gli attori in uno spazio antigravitazionale, così hanno recitato sospesi al soffitto, e non toccavano mai terra. Lee Kang-sheng era nel gruppo, può testimoniarlo. Dopo che finisce uno spettacolo teatrale rimane un vuoto, sai che tutte le volte che hai provato, tutti gli incontri, le ore passate con il tuo gruppo sono finiti e non tornano più. Invece al cinema rimane una traccia di quello che hai fatto, puoi rinnovare l’emozione di una scena ogni volta che vuoi. |
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L’acqua nei suoi film è sempre stato un elemento molto forte. Pioggia, corsi d’acqua, docce, rubinetti aperti... |
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L’acqua rappresenta il tempo, per i miei film. Lo scorrere dell’acqua rimanda allo scorrere inesorabile del tempo, che trova sempre un canale diverso per defluire. A me interessano i flussi idraulici, i cicli misteriosi, invisibili che compie l’acqua, che cade dal cielo, si raccoglie sotto terra, viene canalizzata nelle reti idriche cittadine e poi viene continuamente rimessa in circolo. Quando preparo un film, cerco sempre di far rientrare tutti gli elementi in questo flusso vitale dell’acqua. |
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Trova difficoltà a distribuire all’estero i suoi film, nonostante vengano invitati ai maggiori festival cinematografici del mondo? |
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Faccio un tipo di cinema che si ama o si odia. Alcuni lo considerano estremo, anche se vorrei capire cosa intendono per “estremo”. In Europa i miei film sono conosciuti. The Hole - Il buco e Che ora è laggiù? sono stati coprodotti da capitali francesi, Venezia invita sempre i miei film in Laguna. Ma quando si parla di distribuzione è difficile trovare qualcuno disposto a investire in un film pressoché muto, molto lento e con attori sconosciuti. Solo i circuiti dei cinema d’essai si mostrano interessati. Nel 2000 io e il produttore franco-taiwanese Vincent Wang abbiamo fondato la casa di produzione Homegreen Films e riusciamo a mantenere la libertà creativa che ho sempre richiesto. |
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Che cos’è esattamente il corpo per lei? |
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Belli. Brutti. Lisci. Rugosi. Costosi. A buon prezzo. Corpi che possono essere violentati. Corpi che possono essere venduti. Se il corpo fosse un contenitore, cosa conterrebbe? Acqua, cibo, amore, denaro, sesso e qualsiasi altro desiderio umano. Perché il corpo è sempre in movimento? Perché non si ferma mai? Esiste qualcuno capace di fermarsi per un solo momento? Un corpo. Molti desideri.
Penetrare o essere penetrati da una altro corpo. Come due nuvole che si toccano e poi si trasformano in pioggia ammorbidendo la terra. |
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E l’amore? |
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Nell’era del consumismo, esiste qualcosa che non possa essere venduta? No. Video musicali, riviste per adulti, commedie romantiche, film pornografici, biancheria usata, prostitute, fegati. Tutto tranne l’amore. L’amore si può comprare? Ci credi ancora all’amore? |
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Il gusto dell'anguria è stato ingenuamente definito un musical pornografico... |
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C’è sempre una porta, una porta segreta che apri quando non c’è nessuno che ti sta guardando. Dentro non hai mai incontrato nessuno, perciò pensi di essere l’unica persona al mondo che guarda i film pornografici. Ma il vero tema della pellicola è la solitudine, di cui la siccità è metafora fin troppo scoperta. Vado a curiosare in alcuni set pornografici, per scoprire che il linguaggio del corpo spesso nasconde strane richieste d'amore. La cosa che mi interessa di più è il corpo. La cosa più bella e più laica che possediamo. |
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